Si indaga anche a Lodi su Daccò

Passa anche per il tribunale di Lodi la vicenda giudiziaria legata al concordato preventivo della Fondazione centro San Raffaele del monte Tabor, che fa seguito alla richiesta della procura della Repubblica di Milano e non direttamente dei creditori dell’ospedale che avrebbe segnato un “rosso” prossimo al milione di euro: la Fondazione ha infatti promosso l’esecuzione mobiliare nei confronti del santangiolino Pierangelo Daccò e degli imprenditori Andrea Bezzicheri e Giovanni Luca Zammarchi. Il procedimento civile si è radicato a Lodi, innanzi al giudice onorario Eugenio Briatico, e una prima udienza si è tenuta ieri. Il sequestro, che era stato disposto dal gip di Milano, nasceva originariamente anche da una richiesta dei responsabili della gestione del concordato preventivo. Trattandosi di un sequestro cautelativo, a tutela delle ragioni dei creditori, la procedura ora richiede che la fase esecutiva sia di competenza della giustizia civile.

E nella giurisdizione del tribunale di Lodi si trovano la Banca di Credito cooperativo di Borghetto Lodigiano, presso la quale si ritiene vi siano depositi riconducibili a Daccò, e la sede della Banca Popolare di Lodi, dove ci sarebbero conti nelle disponibilità di Bezzicheri e Zammarchi.

Daccò, per la vicenda del crack del San Raffaele, è stato condannato in udienza preliminare a dieci anni di carcere, Bezziccheri invece assolto “per non aver commesso il fatto” nonostante la condanna a tre anni chiesta dai pm milanesi, e Giovanni Luca Zammarchi sta invece affrontando il processo per rito ordinario. «Non credo che a Lodi si discuta di grosse cifre - spiega l’avvocato milanese Paolo Riccardo Coppola, uno dei civilisti impegnati nella vicenda -: per quanto riguarda gli Zammarchi, infatti, già in sede di riesame si era passati da un sequestro per 47 milioni di euro a un sequestro per 1,7 milioni». Altri legali, interpellati, hanno preferito non intervenire per ora sulla vicenda.

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