Sessant’anni fa la scomparsa di Giuliana Serviati, la campionessa dal dolce sorriso

LODI Le ricerche di Maurizio Sordelli ricordano la nuotatrice morta tragicamente a soli 26 anni

La sua luce si è spenta tragicamente in un pomeriggio estivo di sessant’anni fa. Giuliana Serviati aveva soltanto 26 anni e Lodi l’ha pianta come fosse una figlia. A rinnovare la memoria della giovane nuotatrice lodigiana, tra i pionieri di uno sport che nel secondo dopoguerra aveva da poco lasciato l’acqua dei fiumi per quella delle piscine, è stato Maurizio Sordelli, oggi pensionato, che aveva conosciuto Giuliana quand’era bambino e non l’ha mai dimenticata.

Così si è messo alla ricerca di quei frammenti di vita sportiva che, affidati alle pagine dei giornali dell’epoca, potessero ricordarne la figura, rinnovandone il personale ricordo. «Rinnovare la memoria di Giuliana nell’anno del 60° anniversario della sua morte prematura, ha voluto essere da parte mia un affettuoso ricordo perché ebbi la fortuna di conoscerla, campionessa affermata ma sempre sorridente e disponibile. Io ero un bambinetto di neanche 10 anni, lei l’istruttrice di nuoto e ginnastica alla colonia estiva “Ettore Motta” di Marina di Massa. Era bello avere lì una persona di Lodi, era un po’ come sentirsi a casa, in famiglia, seppur in un gruppo di oltre 800 ragazzini, con la musica che nei vari momenti della giornata dava gli ordini e scandiva l’inizio delle attività. E quando vedevamo Giuliana che si allenava in piscina, restavamo affascinati dalla sua velocità, ma soprattutto dalla sua incredibile capacità di galleggiamento».

Sì, perché Giuliana Serviati, classe 1938, è stata una delle più forti ondine lodigiane della sua generazione. Gareggiava per la Canottieri Lecco, come le sue due grandi amiche Laila e Germana Rasini. Erano gli anni Cinquanta, Giuliana aveva quindici anni appena quando per la prima volta fece parlare di sì ai campionati lombardi invernali del marzo 1953 a Milano. Fu un vero e proprio duello in famiglia quella con Germana Rasini per il titolo dei 66 metri stile libero, categoria Allieve, “una serrata disputa che le ha viste terminare quasi contemporaneamente mentre le altre seguivano staccate”. La spuntò Germana, in 54”8 contro 55”4.

I migliori risultati di quell’anno arrivarono per Giuliana nei campionati di società, schierata dalla Canottieri Lecco malgrado fosse ancora Allieva. La Serviati si presentò al terzo concentramento con un formidabile – per l’epoca – 6’33”8 sui 400 sl, cui seguì una seconda piazza nel round successivo in 6’40”4, contribuendo poi al terzo posto della staffetta 4x100 sl, nuotata con la Francoletti e le immancabili sorelle Rasini. La chicca arrivò alle finali nazionali di Serie A disputatesi a Genova: secondo posto con il personale di 6’32”0. Quel che serve per contribuire al titolo nazionale della Canottieri Lecco.

Una bella soddisfazione per una debuttante come Giuliana che quell’anno aveva vinto anche i 200 sl alla Coppa Bianchi di Trieste con un buon 3’05”6. Un giornale lariano la descriveva così: «Giuliana Serviati, anni 15, è di Lodi e fa lo stile libero: nuota da un anno ed è già campionessa italiana. Ha doti naturali e galleggiamento meraviglioso». Parole al miele per Giuliana e per il suo adorato papà cui era legatissima, anche perché aveva perso la mamma quando aveva solo due anni. «Essi formavano una coppia inscindibile – scriveva Rosario Mondani sulle pagine de il Cittadino -. Quando le gareggiava il padre si metteva ai bordi della piscina e seguiva, con ammirazione e trepidazione, la prova sportiva della figlia».

Fu il 1954 l’anno forse migliore della Serviati, impreziosito dai due titoli italiani Juniores dei 100 e 400 sl, che le valsero l’invito agli allenamenti collegiali per l’inclusione nella squadra azzurra. «È così che l’ho ritrovata – racconta Sordelli -, con il suo sorriso aperto e sincero, una faccia simpatica. Mi guardava da una foto in bianco e nero. Indossava una felpa con la scritta Italia sul davanti e delle scarpette con dei piccoli tacchi che un po’ stonavano, ma erano il segno del suo carattere un po’ civettuolo, libero e sbarazzino, sempre allegro. L’ho vista, Giuliana, là dove il viale alberato del cimitero finisce. Non sapevo che la sua tomba fosse lì, al Maggiore, a pochi passi dall’ingresso».

Quello stage azzurro diede a Giuliana la spinta per ottenere i migliori risultati agli Assoluti di società, con un quarto posto a Modena negli amati 400 sl (6’42”8) e un terzo a Cremona (6’24”7); e poi ancora due seconde piazze nelle staffette 4x100 sl libero, con le solite Rasini e Francoletti, e un posto d’onore persino nella 4x66 mista. Ad agosto le tre ondine lodigiane, insieme alla Solari, si piazzarono in finale agli Assoluti di Genova; era, il loro, un sodalizio di ferro, rinnovato, insieme questa volta alla Riboldi, nella finale dei societari per una seconda piazza, che la Serviati doppiò a livello individuale nei 400 sl.

Era un po’ abbonata al posto d’onore Giuliana, ma non per questo i suoi risultati furono meno significativi in una stagione vivace del nuoto lodigiano, quando d’estate ci si allenava al Capanno, perché l’acqua dell’Adda si poteva ancora bere e nel fiume c’erano le sorgenti con le loro bollicine. Allora non era insolito incontrare Giuliana e le sorelle Rasini, con il maestro Zamproni - il popolare “Pedi” - e poi Concardi, Bomati, Pagetti, Scarioni, Tansini e altri ancora.

Giuliana Serviati lasciò il nuoto dopo il 1957, dopo un’altra ottima stagione tra le Juniores e una convocazione azzurra nel 1957. Si era data all’insegnamento, da ultimo al Centro Milanese Sport e Ricreazione di via Mincio. Fino a quel fatale 24 luglio 1965.

La Serviati era in vacanza a Formia. Si trovava sul motoscafo di un amico, insieme ad altre persone, quando per cause imprecisate, il serbatoio del fuoribordo scoppiò. Giuliana ebbe la peggio, il corpo ricoperto da una settantina di ustioni: lesioni gravissime che resero impossibile quel trapianto di rene che avrebbe potuto salvarla. La sua agonia durò per l’intera notte del sabato: domenica 25 la sua pur forte tempra d’atleta cedette.

Lodi, qualche anno più tardi, le ha dedicato il campo di baseball della Faustina. Poi il suo ricordo è passato negli archivi della memoria. «Mi è piaciuto ricordarla – conclude Maurizio Sordelli, autore della ricerca sulla Serviati - . Giuliana era un’ottima atleta, che aveva appena abbozzato le sue potenzialità. Ma soprattutto era una bella persona. Che merita di non essere dimenticata».

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