Serrande abbassate durante le esequie

(6 novembre - ore 23) Domani Lodi si ferma per l’addio a Giovanni Sali: alle 11 in Duomo saranno celebrati dal vescovo Merisi i funerali. I negozi abbasseranno le serrande mentre le bandiere degli edifici pubblici saranno a mezz’asta. Nelle scuole si rispetterà un minuto di silenzio. Ieri la salma del militare 48enne è giunta nella sua Cavenago dove è stata allestita la camera ardente in municipio; in serata si è tenuta un’affollata veglia di preghiera.

Intanto Lodi resta sotto assedio: è scattata una nuova ondata di controlli, in particolare in bar e locali pubblici della città bassa. I carabinieri, impegnati in massa, vogliono dare una svolta alle indagini sull’omicidio del collega Giovanni Sali, avvenuto sabato in via del Tempio. In procura si attende una svolta nelle prossime ore

(6 novembre - ore 16.30) Serrande abbassate domani durante in funerali di Giovanni Sali, il carabiniere di quartiere barbaramente ucciso sabato 3 novembre nello svolgimento del proprio servizio. Il Comune di Lodi ha proclamato il lutto cittadino per la giornata delle esequie, per interpretare il comune e diffuso sentimento della cittadinanza, reso visibile dai tanti fiori e biglietti che anche in queste ore i lodigiani continuano a portare in via del Tempio, dove il “gigante buono” ha perso la vita. Domani quindi le bandiere saranno a mezz’asta sugli edifici comunali, pubblici e scolastici; inoltre alle 11, mentre in duomo comincerà il funerale, sarà rispettato un minuto di silenzio in tutti gli uffici pubblici e in tutte le scuole di ogni ordine e grado, in particolare il sindaco invita i dirigenti scolastici a organizzare iniziative di riflessione sul tragico avvenimento e sul problema della violenza in generale. Guerini, infine, invita tutti i cittadini e le organizzazioni sociali, culturali, sindacali e produttive ad esprimere, in forme decise autonomamente, il dolore per questo lutto e l’abbraccio dell’intera città ai famigliari della vittima.

(6 novembre - ore 11) È arrivata a Cavenago la salma del carabiniere assassinato sabato mentre era in servizio a Lodi. Ad accoglierla una folla di decine e decine di persone: grande la commozione, che si è sciolta in un applauso che ha accompagnato il feretro all’ingresso del municipio, dove verrà allestita la camera ardente.

(6 novembre - ore 10.30) Il Comando provinciale dei carabinieri di Lodi conferma che i funerali solenni dell’appuntato scelto Giovanni Sali, caduto in servizio il 3 novembre scorso, saranno celebrati alle 11 di mercoledì nel duomo di Lodi. Inoltre comunica che alla cerimonia funebre, officiata dal Vescovo di Lodi monsignor Giuseppe Merisi, parteciperanno le autorità religiose, civili e militari nazionali e locali nonché le rappresentanze nazionali e locali dell’Associazione nazionale carabinieri.

(6 novembre - ore 10) Un colpo al cuore, con tutta probabilità esploso dalla sua stessa pistola d’ordinanza, trovata ancora legata al cordino di sicurezza: è morto così sabato pomeriggio il carabiniere di quartiere Giovanni Sali, 48 anni, che, chiariscono il procuratore di Lodi Armando Spataro e il comandante provinciale dei carabinieri di Lodi colonnello Fabrizio Clementi, «doveva trovarsi lì per servizio».

Dopo 48 ore di indiscrezioni e di testimonianza del quartiere, ieri pomeriggio la prima comunicazione ufficiale dagli inquirenti, una pagina di comunicato che conferma sostanzialmente quanto già ricostruito dai cronisti. Un omicidio efferato accaduto in un luogo pubblico, eppure «senza testimoni oculari». ribadiscono in procura. Di “persone informate sui fatti” il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Giampaolo Melchionna, ne ha già sentite parecchie. A cominciare da chi era su un’auto passata per via Indipendenza, all’incrocio con via del Tempio, pochi istanti prima dei tre spari, e da chi è passato, su un’altra auto, pochi istanti dopo. Nessuno, gettando per caso lo sguardo nella semioscurità di quella via stretta, al crepuscolo di un giorno piovoso, avrebbe visto altri che il carabiniere di quartiere, prima in piedi, poi a terra.

Tre i proiettili mancanti dalla pistola d’ordinanza, tre i bossoli recuperati nei sopralluoghi che hanno impegnato anche i reparti speciali Ros e Ris. La certezza matematica che Sali sia stato ucciso dai suoi proiettili arriverà solo dalla perizia balistica sulla rigatura impressa dall’arma da fuoco e dal controllo dei segni dell'otturatore sui bossoli, oltre che sul numero di serie delle munizioni.

La linea della procura, anche se traspare ottimismo sulle indagini in corso, resta quella del massimo riserbo: «Non ci sono indagati e si vaglia ogni ipotesi possibile». «La situazione ora è delicatissima – aggiunge Spataro -, qualsiasi considerazione in più potrebbe compromettere le indagini».

Né conferme né smentite agli ulteriori particolari emersi nel corso della giornata di ieri: riguardanti ad esempio fotogrammi significativi di una telecamera, puntata su via Indipendenza, segni di colluttazione o perfino la camicia strappata del carabiniere.

Emerge però una forte preoccupazione per la sorte delle tracce potenzialmente più significative: le impronte digitali sulla pistola: la pioggia, infatti, potrebbe averle compromesse. Lungo l’elenco degli investigatori in campo, per un totale di oltre trecento uomini: oltre ai reparti speciali, anche il nucleo investigativo provinciale dei carabinieri di Lodi e quello di Milano, e l’aliquota carabinieri della procura della Repubblica di Lodi. Sul fatto sta lavorando anche la questura di Lodi.

Dall’autopsia eseguita nel primo pomeriggio di ieri a Pavia dal medico legale Marco Ballardini qualcosa è già emerso, anche se ora i pm attendono una prima relazione scritta e poi, nelle prossime settimane, il referto definitivo. Uno solo è stato il colpo mortale, quello che oltre al cuore ha trapassato anche il polmone sinistro, mentre il secondo proiettile, che pure ha bucato da parte a parte il torace di Sali, ha anche colpito il suo telefonino. Formalmente la morte è stata constatata alle 18.12, dopo ripetuti tentativi di rianimazione che potrebbero anche spiegare la lacerazione degli abiti, il “118” ha aperto la scheda d’intervento, con la prima chiamata, alle 17.40 e quindi l’omicidio è avvenuto qualche minuto prima.

Le cronache insegnano che le prime 48 ore sono decisive per risolvere un omicidio ma anche che il lavoro dei reparti speciali, basato sulle più moderne tecnologie, può arrivare ai risultati sperati dopo mesi. Difficile capire il perché di un lavoro così minuzioso sulla balistica, ma è ai particolari, e alla capacità di leggerli correttamente, che sono affidate la soluzione del caso e la certezza di arrivare ai veri responsabili. (Carlo Catena)

Saranno officiati dal Vescovo di Lodi, oggi alle 11, i funerali di Stato per il carabiniere ucciso sabato. La procura: «Non ci sono testimoni oculari dell’omicidio». E la pioggia potrebbe aver cancellato le impronte digitali

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