
Sequestrate dosi di “droga dello stupro” e LSD nel carcere di Lodi - IL VIDEO
Il blitz Gli agenti della polizia penitenziaria scoprono nella cella di due detenuti marocchini 31 capsule di sostanza stupefacente. La notizia diffusa dal Sappe che lancia l’allarme sulla presenza di droga nelle celle: «Rinvenuta anche una modica quantità di hashish in un’altra perquisizione»
Droga dello stupro e Lsd scoperte in carcere a Lodi. Nella giornata di lunedì 12 maggio, il personale di Polizia Penitenziaria del Reparto di Lodi, nel corso di un’accurata attività di controllo, ha portato a termine un’operazione di polizia all’interno dell’Istituto che ha portato al rinvenimento e al sequestro di 31 capsule di sostanze stupefacenti (tipo LSD e MDMA) per un peso complessivo di circa 30 grammi. Immediata è stata la comunicazione di notizia di reato alla locale Procura della Repubblica di Lodi nei confronti di due detenuti marocchini che l’avevano abilmente occultata nella loro cella.
. Video di Lorenzo RinaldiDroga in carcere a Lodi. A San Donato il cantiere dell'ampliamento del Policlinico. Le altre notizie del giorno www.ilcittadino.it
A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario regionale per la Lombardia Alfonso Greco. «Anche nella giornata di ieri, martedì, e in quella del 5 maggio, a seguito di una perquisizione straordinaria con l’ausilio del nucleo regionale cinofili della Polizia Penitenziaria è stata rinvenuta una modica quantità di hashish», prosegue il sindacalista che «esprime piena soddisfazione per l’operato investigativo e operativo del personale di Polizia Penitenziaria di Lodi, che nonostante le criticità strutturali e carenza di personale continua a garantire ordine e sicurezza con dedizione e straordinarie capacità professionali». Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, «il SAPPE, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, esprime piena soddisfazione per tutta l’operazione svoltasi”. E prosegue: «È un fenomeno sempre più in crescita di quello dei tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti a livello nazionale negli Istituti di pena che di materiale atto alle comunicazioni. L’operazione è la testimonianza della professionalità della Polizia Penitenziaria, che oltre a partecipare attivamente all’opera di rieducazione e trattamento, svolge con abnegazione e competenza l’attività di Polizia», aggiunge il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo, che ricorda gli impegni assunti presso la sede del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Nell’incontro si era deciso di istituire un tavolo tecnico per approfondire e migliorare l’applicazione della legislazione esistente relativa alle dipendenze e trattamento penitenziario con particolare riferimento a una adeguata formazione del personale, una tendenziale omogeneità del modo di operare delle regioni ed anche della magistratura di sorveglianza, alla certificazione delle dipendenze già all’interno del carcere e alla raccolta dei dati più tempestivi», prosegue il leader del SAPPE.
Capece afferma che «si deve fare di più per dotazione la Polizia Penitenziaria degli strumenti tecnologici utili a contrastare l’indebito tentativo di introdurre droga e telefonini in carcere, anche potenziando formazione ed aggiornamento professionale dei poliziotti» ed evidenzia, come si rileva dalla Relazione Annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze 2024 (dati raccolti nel 2023) del Dipartimento per le politiche antidroga (DPA) della Presidenza del Consiglio dei Ministri: «Le persone tossicodipendenti entrate in carcere nel corso del 2023 sono state complessivamente 15.492, che corrispondono al 38% degli ingressi totali (40.661). A livello regionale, questo valore scende sotto il 20% negli istituti penitenziari delle regioni Friuli-Venezia Giulia, Calabria e nella provincia di Trento ed è superiore al 50% negli istituti della regione Lombardia e della provincia di Bolzano. Rispetto al totale delle persone straniere entrate in carcere, più di un terzo (34%) è tossicodipendente, contro il 41% dell’incidenza registrata tra le persone di nazionalità italiana, quote che in entrambi i casi risultano in diminuzione rispetto all’anno precedente. Le persone detenute tossicodipendenti, che hanno ricevuto almeno una prestazione di assistenza nel corso del 2023 da parte dei Servizi per le Dipendenze23, sono state 26.268, delle quali il 97% è rappresentato da uomini, il 42% da nuovi utenti e il 34% da persone di nazionalità straniera». Capece conclude sottolineando che «più della metà dei detenuti tossicodipendenti risulta in carico ai servizi per uso primario di cocaina/crack (53%), percentuale che sale a 55% in riferimento alla nuova utenza. Il 24% è assistito per uso primario di oppioidi (quota che sale al 39% tra le detenute e al 27% tra gli assistiti già noti ai servizi) e il 12% per uso di cannabinoidi. L’uso primario di cocaina raggiunge valori sensibilmente superiori alla percentuale registrata a livello nazionale in Lombardia (64%), Campania (59%) e Sicilia (63%)».
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