Senza la mamma l’addio ad Alexandru

Solo il personale del Maggiore intorno al piccolo feretro bianco

All’ultimo saluto del piccolo Alexandru la madre non c’era. Forse ha cercato di fare di tutto per partecipare ai funerali. Ma il feretro è stato chiuso senza il conforto di un suo bacio. Ieri pomeriggio, nella camera mortuaria di via Serravalle, si è tenuta la benedizione per il bimbo rom morto all’ospedale Maggiore. Hanno partecipato ai funerali alcuni infermieri e il personale sanitario, stretti intorno alla salma coperta di fiori. Attimi di profondo cordoglio, per il giovanissimo che si è spento dopo un mese e mezzo di vita. É stato trasportato al cimitero Maggiore, dove è stato tumulato nel campo comune infanti.

La sua triste storia ha commosso moltissimi lodigiani e soprattutto tutto l’ospedale Maggiore. Tanto che a farsi carico delle spese dei funerali sono stati i medici e gli infermieri della pediatria e di altri reparti. Non hanno voluto che fosse il comune di Lodi a sostenere i costi, ma hanno deciso di dare un contributo per le esequie. Hanno raccolto le risorse necessarie e le hanno donate per la cerimonia d’addio al bambino. Ieri alcuni di loro hanno anche atteso nella camera mortuaria e hanno assistito alla benedizione e alle preghiera di monsignor Piero Bernazzani, canonico della Cattedrale e aiuto cappellano dell’ospedale. Sono state recitate alcune invocazioni e poi il piccolo è stato accompagnato nel suo viaggio verso il cimitero di San Grato. Un momento di commozione per il personale sanitario che l’aveva seguito nelle cure e aveva sperato che riuscisse a farcela.

Alexandru era nato lo scorso 21 aprile da una donna di origini rumene, che si trovava al sesto mese di gravidanza. Messo subito in incubatrice, il bimbo era stato collegato al respiratore, sottoposto alla dialisi e nutrito artificialmente, ma da subito era parso in forte pericolo di vita. Tutto era stato fatto per cercare di aiutarlo a sopravvivere, con tentativi di salvarlo da parte del reparto di patologia neonatale, ma l’8 di giugno il suo cuore aveva smesso di battere.

La madre aveva scoperto della scomparsa del figlio solo una volta arrivata in ospedale. Gli operatori avevano cercato di avvertirla, ma il suo numero di telefono non risultava mai raggiungibile, così è stato avvisato un parente. Convinta di poter riabbracciare il suo Alexandru e poterlo coccolare, la donna era andata settimana scorsa in ospedale a Lodi. E qui purtroppo aveva appreso la notizia della morte, piombando nella disperazione e scoppiando in lacrime. Una storia drammatica che è difficile non definire di emarginazione e disagio. La donna si è sentita male al sesto mese di gravidanza. Dopo il parto e la normale degenza, se n’era andata e il bimbo era rimasto nell’incubatrice. Poi era tornata un paio di volte a trovarlo, fino al giorno in cui l’ha visto privo di vita. E anche l’altro giorno, dopo la telefonata dell’ospedale che l’avvertiva della data delle esequie, aveva assicurato che ci sarebbe stata, che avrebbe cercato un passaggio per arrivare in tempo alle esequie, ma qualcosa deve essere andato storto.

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