Scomparso all’improvviso l’ex prefetto De Stefano

Si è accasciato improvvisamente al suolo ieri nella casa di vacanza di famiglia a Melito di Porto Salvo, il paese più a sud della Calabria, a una trentina di chilometri dall’abitazione di Reggio in cui era tornato a vivere dall’aprile del 2008, quando era andato in pensione dopo tre anni alla guida della prefettura di Lodi. Francesco De Stefano si è spento così, a 70 anni, sotto gli occhi dei familiari, per un malore che non gli ha dato scampo. Lascia due figli, Antonella e Bruno, e la moglie Elvira.

Era stato il sesto prefetto di Lodi (al suo posto è subentrata l’attuale prefetto Peg Strano Materia) e nell’intervista di saluto a «Il Cittadino» aveva confidato che gli anni trascorsi nella nostra città erano stati «bellissimi, di soddisfazione e di gioia» e che una parte del suo cuore sarebbe sempre rimasta a Lodi, che ormai sentiva come la sua terra adottiva.

La sua carriera al ministero dell’Interno era stata brillante: a soli 23 anni era capo di gabinetto della prefettura di Imperia, il più giovane in tutta Italia a vedersi conferito questo delicatissimo incarico che prevede anche di gestire i rapporti tra il prefetto e le altre istituzioni. Sempre a Imperia era stato anche vice prefetto, quindi vicario a Rovigo e ad Arezzo, e poi aveva ottenuto il suo primo incarico di prefetto a Crotone, nella sua Calabria, dove tra l'altro aveva promosso un patto contro il racket. Qui era rimasto per due anni, dal 2001 al 2003, poi il trasferimento al ministero a Roma, dove era stato anche al vertice della seconda sezione del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, impegnato nella commissione per lo status di rifugiato.

L’insediamento a Lodi nel luglio 2005: «Mi aspettavo una nomina in una città più importante - aveva confidato - ma mi avevano rassicurato, dicendomi che Lodi non è poco importante, è solo poco conosciuta». Un mese dopo il suo arrivo la città di Lodi era, purtroppo per lei, sulle prime pagine di tutti i giornali, e si era aperto un periodo in cui alle istituzioni pubbliche era richiesta la capacità di cambiare e rimediare a distorsioni del passato. E di questo periodo di travaglio De Stefano aveva apprezzato nel Lodigiano la collaborazione tra le istituzioni, le forze dell’ordine, la magistratura, forze politiche e sociali ed enti locali. «Lodi è la città più florida tra quelle che ho conosciuto», aveva salutato definitivamente la città che l’aveva ospitato quasi tre anni, chiedendo però ai lodigiani di imparare ad avere un po’ più di fantasia.

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