Santa Chiara rimanga radicata al Lodigiano

La finalità di Auser è, prima di tutto, di fare in modo che le persone anziane abbiano la possibilità di vivere il più possibile nel loro contesto famigliare, valorizzando le loro capacità, le loro possibilità e la loro esperienza, contribuendo in questo modo ad un miglioramento del contesto sociale in cui esse vivono. Per questo il nostro impegno e l’attività dei nostri volontari è più indirizzato a fornire servizi, che non sono solo di supporto per sopperire alle difficoltà che incontrano nella vita quotidiana, ma anche di carattere ricreativo e di possibilità di svago, al di fuori delle RSA. Quando siamo chiamati ad affrontare il problema di queste strutture, lo facciamo in raccordo, dove sono presenti, con le associazioni dei parenti degli ospiti, cercando di sviluppare delle attività che ci permettano di perseguire il più a lungo possibile tale finalità, in quanto il ricorso alle strutture residenziali resta per noi quello di ultima istanza.

Questa premessa e questo ragionamento costituiscono l’elemento di fondo per caratterizzare un impegno di Auser volto a favorire il fatto che la Residenza di Santa Chiara resti radicata nella sua comunità. E questo vale non solo per Santa Chiara, ma per tutte le strutture residenziali presenti nel territorio; e sono parecchie quelle che si sono trovate, anche negli anni scorsi, ad affrontare il problema di scegliere quale nuova forma giuridica adottare per potere mantenere questo legame.

Ma perché annettiamo così tanta importanza al mantenimento di questo rapporto positivo? Per parte mia ci sono tre ragioni importanti:

La prima attiene alla storia di queste realtà che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono sorte grazie ai lasciti ed alle donazioni di benefattori che hanno inteso legare le loro sostanze alla terra in cui sono nati. Un aspetto che va salvaguardato anche per rispetto a chi ha inteso fare, con il proprio lascito, un servizio al proprio Comune.

La seconda è che potere contare su organi amministrativi che sono espressione del territorio, del Comune di appartenenza, può permettere, da una parte di contribuire a contenere i costi, ma dall’altra, e questo è di gran lunga la cosa più importante, a fare delle scelte che rispondano prima di tutto ai problemi della popolazione anziana del proprio Comune. Anche se serve sottolineare che questo non significa rinchiudersi nell’ambito delle mura della propria città, perchè i servizi di una RSA comunale possono essere usufruiti anche dai cittadini degli altri comuni.

La terza è una considerazione di carattere più generale ed attiene al fatto che Regione Lombardia, nei Piani Socio-Sanitari che si sono succeduti in questi anni, si è costantemente ispirata all’affermazione di un principio, quello della sussidiarietà, che recita che i servizi devono essere affidati nelle mani (sia nel governo che nella gestione) dei livelli istituzionali che sono più vicini ai cittadini, in quanto questa vicinanza li rende più in grado di interpretare e rispondere ai bisogni reali delle persone. Riteniamo che questo carattere debba essere mantenuto proprio e, prima di tutto, nella scelta degli organi amministrativi di S.Chiara: il Consiglio di Amministrazione, il Direttore devono essere scelti nell’ambito della propria comunità locale e da parte di chi rappresenta la comunità locale, in modo da potere garantire la maggiore aderenza possibile fra i problemi della comunità e le scelte che devono essere fatte.

L’ultima considerazione che voglio fare attiene al fatto se, la trasformazione in Fondazione, implichi una privatizzazione di tale struttura. Prima di tutto occorre riflettere su cosa significhi privatizzazione, in quanto questo dovrebbe volere dire che si cede, attraverso un atto formale, la proprietà a dei soggetti privati. E questo non viene fatto, in quanto lo Statuto della Fondazione, su cui vi è stato un impegno in prima persona del Comune di Lodi, ribadisce il mantenimento della natura pubblica dell’organismo e la garanzia per le lavoratrici ed ai lavoratori di mantenere, per oggi e per domani, l’applicazione del contratto del Pubblico Impiego; questi elementi escludono, di fatto, che la scelta della Fondazione significhi privatizzazione. Ma su questo vale anche il riferimento a percorsi analoghi che, in Provincia di Lodi, sono state fatte da altre RSA significative: la trasformazione in Fondazione, ha permesso di mantenere il carattere pubblico della struttura ed il legame con la propria comunità.

Il mio invito, quindi, è a superare resistenze e perplessità che sono ancora presenti, ma ad ancorarsi ad un confronto serio con le Istituzioni Comunali per definire reciproche garanzie che permettano a S.Chiara di continuare a svolgere il proprio servizio a favore della Comunità.

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