Sanità, cartelle sempre più “pazze”: «Pago per una visita mai fatta»

Si moltiplicano le segnalazioni dei cittadini, soldi chiesti anche a chi ha già saldato i conti

Segnalazioni “a pioggia”, proprio come le “cartelle pazze” che da un paio di settimane stanno intasando le caselle della posta dei cittadini lodigiani. I primi casi erano stati denunciati dalle colonne del nostro giornale da alcuni cittadini di Casalpusterlengo, ma in pochissimi giorni la protesta è montata da nord a sud del Lodigiano. L’Agenzia delle entrate infatti chiede per conto di Asst Lodi il saldo di prestazioni che si ritiene non siano state pagate, ma senza specificare di che cosa si tratti. Così ai cittadini tocca frugare fra le carte, di vivi e di morti, per capire a che cosa si faccia riferimento, sperando di avere tutte le ricevute per dimostrare di aver pagato o di essere in regola con le esenzioni. In più di un caso però sono già state accertati solleciti sbagliati: a Mulazzano, una donna ha trovato la fattura della prestazione eseguita nel 2012, dimostrando di aver già pagato. Ma a Brembio c’è anche chi si vede contestare una prestazione ambulatoriale del 2013 che, tuttavia, non è mai avvenuta.

«Mio marito ha ricevuto un avviso di pagamento di ben 133 euro per una prestazione ambulatoriale eseguita nel 2013 - racconta Marianna -; ho perso giorni e giorni a cercare fra documenti, che comunque ho sempre ben in ordine, e non ho trovato nessun tipo di prestazione eseguita nel 2013: i soliti esami di routine, che svolge per le sue patologie per cui oltretutto ha l’esenzione, li ha fatti nel 2012 e nel 2014». La brembiese osserva: «Trovo sconcertante che nel 2022 possa succedere una cosa del genere; possibile che la cosa salti fuori dopo dieci anni? La scusa del Covid mi sembra una barzelletta, perché il Covid è scoppiato nel 2020 e si sta parlando di accertamenti del 2012-13-14?». La donna aggiunge: «Il numero messo a disposizione da Asst è sempre occupato, ho scritto il 15 luglio ma non ho avuto risposta, poi ho letto sul giornale che c’era un modulo per fare richiesta, l’ho inviato, ma ad oggi (domenica 24 luglio, ndr ) ancora nessuna risposta».

Giada invece abita a Casalpusterlengo: «Ho ricevuto una richiesta di 38 euro, sono andata indietro nel fascicolo sanitario a cercare e l’unica cosa che poteva essere legata a questa richiesta era un verbale di pronto soccorso, codice bianco in uscita: ho pagato, anche se non so se fosse quello il problema, anche perché altrimenti mi avrebbero chiesto subito allora di pagare, ma era una piccola cifra e ho pagato e magari altre persone avranno fatto come me».

Specialmente anziani soli, che temono di aver sbagliato o di essersi dimenticati qualcosa.

Tuttavia ci sono diversi elementi da chiarire. È vero: per legge, gli accertamenti possono essere fatti andando indietro di 10 anni e dimostrare di aver pagato è compito del cittadino, ecco perché è importante conservare i documenti. Ebbene sì, anche nell’era del “prima bisogna pagare il ticket e poi si fa la visita”, anche nell’era dell’informatizzazione e dei pagamenti con bancomat e dei 730 precompilati. C’è poi da chiedersi, in assenza di una causale precisa sui solleciti, che cosa una persona stia effettivamente pagando, nel caso in cui scelga di farlo: a cosa farebbe davvero riferimento quel versamento?

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