San Cristoforo sul viale del tramonto

Il governo intende tirare dritto con la “sforbiciata” delle Province

Dopo l’altalena di notizie contraddittorie, la Provincia di Lodi è arrivata al capolinea. Nella tarda notte di giovedì, il governo Monti è uscito dalla sala del Consiglio dei ministri con l’intenzione di dare una sforbiciata agli enti cosiddetti di “area vasta”. I parametri utilizzati per stabilire la sorte delle amministrazioni sono quelli trapelati nelle ultime settimane: la presenza di meno di 350mila abitanti e l’estensione inferiore a 3mila metri quadrati, senza prendere in considerazione il numero dei Comuni. Sul viale del tramonto, in Lombardia, si sono incamminate solo Lodi e Lecco, a cui si aggiungono altre 40 Province e le 10 destinate a essere inglobate nelle città metropolitane.

Pietro Foroni, attualmente alla guida di palazzo San Cristoforo, è convinto che le “carte in tavola” cambieranno ancora una volta: «Questa è una mossa per distrarre l’attenzione dai tagli alla sanità e ai trasferimenti statali - dichiara -, una norma fatta in fretta e furia per placare l’opinione pubblica, e intanto Comuni e Province subiranno rispettivamente un taglio di 500mila euro. Una modifica di facciata che sarà modificata o stralciata. Nel documento non è indicata nessuna cifra relativa al risparmio, non c’è nemmeno un riferimento all’articolo della Costituzione che stabilisce in questi casi il confronto obbligatorio con i Comuni. I consigli delle autonomie locali delle Regioni - aggiunge il presidente - dovranno indicare entro dieci giorni i parametri relativi alla popolazione e devono definire i Comuni, mi chiedo come questo sia possibile dal momento che si è deciso di non coinvolgerli». Alcune competenze, come l’ambiente e la viabilità, resteranno in capo alle Province, tutto il resto spetterà ai Comuni, al momento non si sa ancora quale sarà il destino dei dipendenti. «L’accorpamento dovrà essere fatto entro il 31 dicembre 2012, ma con chi? - si chiede Foroni -. È tutto incerto».

Il “papà” di palazzo San Cristoforo è Lorenzo Guerini, prima di approdare in Broletto ha guidato l’ente per due mandati. Dal suo punto di vista si sta procedendo con troppa confusione, un “tira e molla” che destabilizza la programmazione e il ruolo della Provincia.

«Sembra che l'intento sia quello di dare dei segnali all’opinione pubblica più che pensare alla revisione dell’intero sistema - afferma -. Come ho già detto più volte, non è sbagliato ragionare su una diversa configurazione dell’ente e sul modello di governo ma si poteva avviare una riflessione stabilendo i parametri da utilizzare. Ora si dovrà capire se ci sono i requisiti di legittimità. Sul territorio credo si debba ragionare insieme - Province, Comuni, associazioni - rispetto alle prospettive che abbiamo di fronte».

Dal 2004 al 2009, in Provincia ha governato anche Lino Osvaldo Felissari, il quale ritiene che i risparmi ricavati dall’operazione non avranno alcuna influenza rispetto ai benefici che i lodigiani avrebbero potuto avere con la sopravvivenza di via Fanfulla.

«La buona politica c'è quando si è vicini a dove si esprimono i bisogni, non quando i centri decisionali sono lontani - commenta -. Mi auguro che i servizi siano comunque garantiti. Si agisce sull’impulso di una razionalizzazione che poi lascia sul campo molti dubbi e diverse questioni irrisolte. Sembra che si voglia dare un segnale senza affrontare la questione del nuovo ordinamento, un ente intermedio ci vuole altrimenti chi preserverà l’identità del territorio? Chi deciderà? Quanto sarà vicino all’interesse del territorio?».

Greta Boni

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