San Bassiano festa di popolo

Il nuovo vescovo Maurizio Malvestiti ha celebrato

il solenne pontificale: famiglia, giovani e lavoro

le priorità indicate per l’impegno pastorale e sociale

Li ha benedetti proprio tutti, i lodigiani arrivati in duomo. Se il vescovo Maurizio è solito fermarsi con le persone e salutarle ad una ad una, per il suo primo San Bassiano ha percorso ancor più lentamente le navate della Cattedrale, benedicendo grandi e bambini. È cominciato così il solenne Pontificale di questo San Bassiano 2015, con il duomo risplendente come non mai per la festa del patrono della città e della diocesi, a regalare in un colpo d’occhio lo spaccato di un territorio riunito nel giorno più bello: il color porpora per i Canonici e gli zuccotti dei vescovi Maurizio, Claudio (Baggini, vescovo emerito di Vigevano) e Bassano (Staffieri, vescovo emerito di La Spezia); il rosso e il giallo della città di Lodi, ripetuti nei fiori e nei paramenti; il bianco e il rosso delle tuniche della Cappella musicale; le fasce tricolori di innumerevoli sindaci; il bianco dei sacerdoti; e ancora i drappi rossi a scendere dalla statua raffigurante San Bassiano. «Dire Bassiano è dire, inscindibilmente, la sua Chiesa e la sua gente - ha affermato monsignor Malvestiti -. Alle famiglie e ai giovani dedico la prima festa di San Bassiano, incoraggiando ogni sforzo per creare lavoro. Il vescovo si aggrappa al “pastorale” detto “di San Bassiano” con tutto se stesso, per mai discostarsi dalla verità che viene dal Vangelo. È un pastorale pesante a motivo di Colui del quale è simbolo e dell’eredità spirituale, ecclesiale e civile, di cui è carico. Ma diviene lieve perché rimanda alla presenza del Pastore Buono, del quale Bassiano fu trasparenza limpidissima».

Alla festa dei lodigiani si sono unite le delegazioni di San Bassano (Cremona), Bassiano (Latina) e quest’anno anche di Marne, paese natale del vescovo Maurizio. Dal territorio sono arrivati in tantissimi, si riconoscevano volti da ogni piccolo centro da Terranova de’ Passerini a Paullo (da quest’ultimo anche cinquanta marciatori a piedi). Tutto il mondo politico, economico, istituzionale, culturale, finanziario, sociale ed ecclesiale lodigiano era rappresentato. Tra le autorità il sindaco di Lodi Simone Uggetti, il presidente della Provincia Mauro Soldati, l’onorevole Lorenzo Guerini, il questore Loretta Bignardi, il prefetto Antonio Corona, il procuratore Vincenzo Russo, i vertici di Carabinieri, Guardia di Finanza, i rappresentanti di Polizia Municipale, Alpini, Marina, Bersaglieri, Vigili del Fuoco, Protezione civile. Tele Pace e Radio Lodi hanno permesso la diretta. I figuranti della Pro loco hanno presentato i doni del fiume e della terra offerti insieme alle associazioni di categoria.

Famiglia, giovani e lavoro i sentieri da percorrere insieme, secondo quanto individuato dal vescovo, che sui giovani ha detto: «Non sono un problema, mai. Sono una risorsa, sempre! Formano fin da ora quella società plurale che avanza. Aperta ad un intreccio di lingue e tradizioni culturali e religiose mai prima esperimentate e chiamata all’accoglienza nel superamento di ogni discriminazione o esclusione». Un “vero laboratorio interculturale”. Confidando poi di pregare il rosario nelle vie cittadine, il vescovo ha fatto riferimento al colle Eghezzone e alla Pace del 1454: «Lodi, chi è la tua roccia? Vuoi rimanere salda sulla pietra che è Cristo, scelta dal tuo patrono a tuo fondamento? Lodi, chi è la tua pace? Sei in pace con te stessa? Si intensifichi la preghiera, servono messaggeri di pace». Prima della benedizione papale con l’indulgenza plenaria monsignor Malvestiti ha ricordato i lodigiani sparsi nel mondo, i missionari, i vescovi emeriti Giuseppe, Giacomo, Paolo; chi soffre; chi partecipa dal Cielo. E ha concluso: «Grazie, mi sembrava ancora il 26 ottobre. Siamo una famiglia. Buona festa a tutti».

Poi la festa è continuata in Broletto, nella piazza e tra le vie del centro.

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