
Salini invita il Lodigiano sul “triciclo”
«L’unione con noi e Mantova è realistica e ragionevole»
Sì al “menage a trois”, per essere più forti e rappresentativi. Ma il primo “vero amore” resta Lodi, ed è soprattutto con lei che Cremona vuole costruire la provincia del futuro. Nel giorno in cui il Consiglio delle autonomie locali fa il punto sulla situazione sul riordino degli enti imposto dal governo, Massimiliano Salini, numero uno del Cremonese, tratteggia una “Provincia policentrica”, che garantisca ai cittadini servizi migliori di quelli attuali, senza sconvolgerne l’identità territoriale.
Spiega «l’apertura, doverosa» a Mantova, in quel disegno di Provincia del Po presentato all’Unione province lombarde, che comprenderebbe anche a Lodi, ma che a Lodi pare non convincere; e invita a guardare verso orizzonti più ampi, ma in tempi stretti. Già, perché «bisogna prendere delle decisioni - avverte -. Ostacoli? Onestamente, visto che si parla di elezioni a febbraio o ad aprile, il mio timore è che il collo di bottiglia sia quello. Mi pare che il governo sia già piuttosto carico di cose da fare», analizza Salini. Nelle cui riflessioni, la parola d’ordine è «realismo». Come quello che, ascoltati politici, amministratori, imprenditori e sindacalisti del suo territorio, lo ho portato a proporre l’alleanza a tre con Lodi e Mantova: «La maggioranza ha chiesto che Cremona non fosse svincolata sia dalla prospettiva lodigiana che da quella mantovana, ovvero i due territori nelle nostre stesse condizioni; mi sembra un punto di partenza realistico e ragionevole per una riflessione», dice, spiegando come tra il Po, le eccellenze agricole, le tradizioni e una centralità viabilistica con pochi uguali, le tre Province in via di soppressione di affinità ne abbiano diverse.
Come ne hanno tante il Lodigiano e il Cremasco, la cui fusione, da molti caldeggiata, il cremasco Salini («e mamma è di Dovera, quindi praticamente lodigiana») vede però più problematica: «Cerco di considerare prospettive realizzabili in tempi ragionevolmente brevi: assieme, ma da sole, non avrebbero i numeri, cosa che richiederebbe una deroga. In più, penso che Lodigiano e Cremasco abbiano la dignità per essere il soggetto trainante per un’area più ampia e squisitamente padana: oggi siamo un po’ ai margini, una più forte collaborazione darebbe più forza contrattuale». Una cosa è certa: nella futura Provincia «a più baricentri», nella quale «collaborazione e sacrifici» devono essere reciproci e la digitalizzazione dei servizi può colmare il gap tra passato e futuro, Salini vede nella relazione tra Lodi e Cremona «una certezza, una strada in discesa».
Meglio così, visto che dopo il presidente della Provincia, Pietro Foroni, anche il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini si dice «un po’ perplesso» all’ipotesi del “triciclo” con Mantova. Ciò in coda a un’assemblea del Cal nella quale Guerini, che ne è vicepresidente, non ha nascosto altre perplessità, dalla «rigidità dei paletti applicati dal governo» all’incertezza sul percorso legislativo del futuro riordino, passando per «il rischio di un impoverimento dei servizi ai cittadini» fino alla «precarietà di un impianto normativo» sul quale, ricorda, pendono ricorsi al Tar e pareri della Corte costituzionale. Agli ultimi due nodi fa riferimento anche Foroni, che auspicato un ricorso alla Corte costituzionale anche da parte della Regione Lombardia entro il 12 ottobre avverte: «Se non saranno date ampie garanzie di copertura finanziaria e servizi erogati ai cittadini, non voterò il parere finale. Non voglio che i miei cittadini guardino al loro Presidente come complice silenzioso di una riforma scellerata». Perché se il tempo per gli accorpamenti stringe, di garanzie alle future maxi-Province ancora non ne soo state date. E questo, al netto delle diverse posizioni politiche, a Lodi e in Lombardia non piace a nessuno.
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