Rispunta il “bivacco” dei senzatetto

Il rifugio è comparso

da qualche giorno,

è stato realizzato

con tronchi e pietre

sul greto del fiume

Dopo lo sgombero effettuato da polizia locale e Astem, sulla riva dell’Adda, rispunta l’accampamento abusivo. E sempre nella stessa posizione del precedente: all’Isolabella, di fronte al centro sportivo Canottieri e a pochi metro dal ponte nuovo sulla tangenziale. Questa volta, però, il bivacco sembra essere un po’ più grande, costruito attraverso tronchi, legni e pietre. Ad abitarlo alcuni stranieri, avvistati la scorsa settimana da svariati soci della Canottieri Adda, i quali si sono lamentati per la loro presenza: «Li abbiamo visti mentre gesticolavano e indirizzavano insulti nella nostra direzione, qualcuno si è anche permesso di fare apposta i suoi bisogni mentre la gente dall’altra parte prendeva il sole, quasi in segno di sfida», questa una delle segnalazioni arrivate dal Lungoadda.

L’accampamento era finito al centro della polemica politica: la Lega nord era subito andata all’attacco della giunta Uggetti chiedendo più controlli e ribadendo che la sicurezza doveva essere considerata una priorità dell’agenda dell’amministrazione comunale.

Ad aggravare la questione era stato l’arresto di un tunisino sorpreso dalla polizia mentre sfondava i vetri di due auto parcheggiate in via Massena per fare razzia nell’abitacolo: il 29 enne, con precedenti alle spalle e con problemi di alcol e droga, aveva ammesso di vivere sotto il ponte dell’Adda. In quell’occasione era stato subito rilasciato dal giudice, senza alcun obbligo di firma.

Dopo pochi giorni, il rifugio dei senzatetto era sparito: gli operatori dell’Astem, dopo un sopralluogo dei vigili urbani, avevano portato via tutto, dalle sedie di plastica alle stuoie. Al momento dell’operazione sul posto non c’era più nessuno.

Non è la prima volta che in questa parte della città nascono giacigli di fortuna, anche in passato le forze dell’ordine erano intervenute per sgomberare accampamenti abusivi sistemati sotto le arcate del ponte della tangenziale e frequentati da persone senza fissa dimora e senza un tetto sulla testa. I servizi sociali del Comune di Lodi si erano interessati al problema, nel tentativo di dare un supporto ai vagabondi erano stati allertati gli operatori dell’“educativa di strada”.

Gli esperti avevano prima di tutto preso contatto con i clochard, poi avevano cercato di portare avanti insieme a loro dei percorsi d’integrazione, cercando per esempio di convincerli ad utilizzare i dormitori pubblici della città, abbandonando così i loro bivacchi di fortuna.

Greta Boni

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