«La prima volta che ho mangiato con un israeliano per me è stato difficilissimo, ma volevo farlo, ho bisogno di sapere, di conoscere. A casa vedo israeliani solo al check point. È difficile stare insieme? Sì». E’ la sincerità di Rabee, studente palestinese, musulmano di Betlemme e laureato in geologia e ambiente a Gerusalemme.
Rabee ora frequenta un master alla Sapienza di Roma e venerdì scorso ha portato la propria testimonianza a Lodi, alla Casa della gioventù, durante l’Assemblea della pace voluta dall’Azione cattolica diocesana con il presidente Giuseppe Veluti, assemblea cui hanno partecipato anche altre associazioni impegnate nel Lodigiano sui temi della pace.
Rabee infatti ora abita a Rondine, borgo in provincia di Arezzo denominato “Cittadella della pace”: ogni anno vi arrivano una trentina di studenti da tutto il mondo per frequentare università o master e condividere i ritmi quotidiani. Nulla di strano fin qui, se non fosse che questi giovani provengono da Paesi anche in conflitto fra loro e da aree come Balcani, Caucaso, Africa, India e Pakistan e, appunto, il Medio Oriente. «Quando c’è stata l’ultima crisi a Gaza il presidente di Rondine Franco Vaccari ci ha convocati tutti, ognuno ha detto ciò che pensava e poi abbiamo pregato insieme, ebrei e musulmani, con le bandiere e le candele. Non posso dimenticare - ha detto Rabee - quando Vaccari ci ha ricordato che Rondine è una realtà. Per me è facile dire cosa è la pace: è vivere senza guerra». In un italiano sorprendente per i pochi mesi trascorsi dal suo arrivo, Rabee ha testimoniato ciò che sta vivendo davanti ad un pubblico di giovani, studenti, e tra gli adulti genitori, insegnanti, rappresentanti di Lodi solidale, Movimento di lotta contro la fame nel mondo, Ufficio pace del Comune di Lodi con l’assessore Andrea Ferrari, Unicef con il presidente regionale Stefano Taravella. E grazie ai presenti è nato venerdì anche un bel confronto. «A Rondine non cerchiamo la soluzione dei conflitti ma il contatto umano quotidiano - ha aggiunto Alessandro Garuglieri, responsabile dei servizi di formazione della “Cittadella della pace” -. Il conflitto a livello macro è vittima degli stessi meccanismi malati che generano quello micro. A volte il solo fatto di sedere a tavola insieme significa sentirsi minacciati, figuriamoci condividere lavatrice e frigorifero».
Ci sono casi però di amicizie nate in modo così forte da sembrare impossibili, come quella tra un russo e un ceceno che al ritorno a casa hanno fondato insieme una società. «Io so che potrò cambiare qualcosa al mio ritorno», ha detto Rabee, circondato subito dagli studenti lodigiani. «Sto facendo l’esperienza più importante della mia vita e la racconterò alla mia famiglia, ai miei amici, alla comunità dove vivo».
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