
Quelle quattro notti a 7 chilometri l’ora: il viaggio del Toti vent’anni dopo
IL RICORDO Il sottomarino fu portato lungo il Po a Cremona, e poi arrivò a Milano con un’operazione speciale
Vent’anni fa, il sottomarino Enrico Toti usciva per sempre dall’acqua: nel porto fluviale di Cremona, il gigante del mare veniva alato e posizionato su un enorme trasporto eccezionale per il trasferimento fino alla sua casa di riposo definitiva, il Museo della scienza e della tecnica di Milano. Un viaggio in diverse tappe che l’avrebbe portato, agli inizi di agosto, a lambire il Lodigiano toccando Zelo Buon Persico e Paullo lungo la Paullese.
Una “missione” che ha tenuto in apprensione migliaia e migliaia di persone, perché trasportare un bestione del genere lungo il Po e poi lungo le nostre strade, non è cosa facilissima, come può immaginare chiunque si trovi a percorrere le provinciali e le statali d’Italia. Eppure, tra le polemiche di qualcuno e l’entusiasmo di tanti, il Toti è partito, con le sue 375 tonnellate (era stato sottoposto a una cura dimagrante che l’ha fatto calare di quasi 400 quintali per poter viaggiare su strada), caricate su un mega convoglio con 240 ruote, lungo 62 metri e largo cinque che, dopo quattro notti di viaggio alla timida velocità di 7 chilometri l’ora, è stato parcheggiato nel cortile del museo. Con buona pace di chi fa tre o quattro manovre per infilare la Panda in un parcheggio a S.

Un po’ di storia del Toti, per chi non è mai stato al Museo della scienza e della tecnica (che, però, vale la pena di vedere, perché salire sul sommergibile è un’esperienza decisamente più coinvolgente di questa). Il Toti, innanzitutto, porta come motto Vincere ad ogni costo , ma forse la sua vera vittoria è stata proprio quella di non aver mai preso parte a nessuna guerra. E questo lo rende già un sottomarino simpatico e fortunato: hanno iniziato a costruirlo l’11 aprile 1965, nei prestigiosi cantieri di Monfalcone, e due anni dopo era pronto per essere consegnato alla Marina militare italiana. Una curiosità: si tratta di un sottomarino, e non un sommergibile come titolava all’epoca la prima pagina del Cittadino (ma è un errore veniale, che fanno in tanti). Il sottomarino, infatti, è l’unità navale pensata per lavorare principalmente sott’acqua, mentre il sommergibile è un mezzo le cui prestazioni “in apnea” sono un po’ più scarsine (era un sommergibile il primo Toti, il nonno omonimo del nostro, che fu varato nel ’28 e demolito subito dopo la guerra).

Nel 1999, anche il Toti nuovo fu mandato in pensione, dopo aver vagato in lungo e in largo per il Mediterraneo per ben 137mila miglia. 137mila miglia nautiche nel Mediterraneo, poi le ultime duecento miglia circa nell’acqua dolce del Po, dove i siluri sono meno pericolosi di quelli cui era abituato il Toti, per poi arrivare a Cremona. Da lì, l’ultimo tratto, il più spettacolare, via terra, con l’aiuto di due motori da 700 cavalli e accompagnato dagli occhi stupiti di migliaia e migliaia di persone. Il passaggio dalle nostre parti, come riporta il Cittadino dell’epoca, fu qualcosa di unico: “Una processione ininterrotta - scriveva il giornalista nel pezzo del 12 agosto -. Lungo la Paullese all’altezza di via Don Minzoni, a Settala, sono giunte per ammirare il sommergibile Enrico Toti oltre 15mila persone. Il via vai è proseguito anche per tutta la giornata di ieri, quando alle 21 il convoglio eccezionale è partito per Milano”. Il viaggio, come sappiamo, si è concluso tra gli applausi a Milano, dove ancora oggi è possibile salire per una visita. Un’esperienza sicuramente bella come è stato per me salire sul collega (un po’ più moderno) Nazario Sauro, che sta al porto di Genova. Un solo consiglio: occhio alla testa, gli spazi lì dentro sono un po’ angusti, ma è un’occasione davvero speciale per chi ama il mare e la storia. Nel caso del Toti, una pagina di storia non solo della Marina, ma anche dei trasporti eccezionali più incredibili d’Italia.
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