Quattro morti che si potevano evitare

Quattro morti che si potevano evitare. Quattro vite spezzate non dalla solita “tragica fatalità”, ma da procedure approssimative, norme disattese, leggerezze dettate dalla filosofia del “risparmio a ogni costo”. E sapere che il pieno rispetto delle procedure di sicurezza le avrebbe forse salvate, rende ancora più difficile attribuire al destino i quattro incidenti mortali che hanno funestato il mondo imprenditoriale lodigiano da gennaio 2012 a oggi. Tutti, a prescindere dalla dinamica dei fatti, «sono avvenuti in contesti lavorativi caratterizzati da irregolarità più o meno gravi legate al tema della sicurezza, da opacità nelle procedure di appalto e sub appalto, dal mancato autocontrollo da parte delle imprese». Lo ha confermato il responsabile del servizio igiene e prevenzione dell’Asl Eugenio Ariano, in qualità di coordinatore dell’Osservatorio per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, l’organismo che assieme al Comitato di coordinamento provinciale dell’Inail ha promosso il convegno che si è svolto ieri mattina in Camera di Commercio, animato dai rappresentanti dei soggetti istituzionali, delle forze sociali e delle associazioni d’impresa coinvolte nel tema della sicurezza. Obiettivo della mattinata: definire un patto territoriale per mettere in pratica il più presto possibile e con il massimo rigore il cosiddetto “accordo Stato-Regioni”, sottoscritto nel dicembre 2011 per sancire l’obbligo, da parte delle imprese di tutti i settori produttivi (enti pubblici inclusi), di provvedere alla formazione dei propri dipendenti nel campo della sicurezza sul lavoro. Le linee guida dell’accordo, approvate lo scorso 25 luglio, prevedono due differenti percorsi formativi, uno generico, valido per tutti i settori, e l’altro più specifico, in base al tipo di azienda e alla classe di rischi in cui è classificata. Il termine ultimo per presentare i programmi di formazione è il prossimo 11 gennaio, ma molte aziende sono in ritardo e il rischio di «uno sfilacciamento nella gestione dei rischi» - come lo ha definito Vanna Minoia, del Co. Co. Pro. - è alto. Da qui la necessità di chiamare a raccolta i soggetti responsabili delle politiche di prevenzione degli infortuni (Asl, Inail, Camera di Commercio, Unione Artigiani, Confartigianato, Confagricoltura, Coldiretti, Confcommercio, Assimpredil, Ufficio scolastico, Acl, sigle sindacali e altri enti), invitati a sottoscrivere il patto redatto dall’Osservatorio. La firma ufficiale arriverà fra qualche settimana, nel frattempo i contraenti si impegnano fin da subito a stimolare le aziende associate affinché realizzino (o perlomeno pianifichino) interventi formativi entro gennaio 2013, comunicando tempi e modalità di attuazione al Centro di monitoraggio, un organismo di controllo gestito da Inail e Asl. Tutti i dettagli in merito a scadenze e procedure sono pubblicati sul sito internet dell’Osservatorio (www.osservatoriosicurezzasalute.it), assieme ai dati relativi agli infortuni avenuti nel Lodigiano dal 2006 a oggi. Il loro numero è sceso del 5,6 per cento in quattro anni, i settori più a rischio sono industria, terziario e artigianato. Nello stesso lasso di tempo si sono verificati sette incidenti mortali, a cui si aggiungono i cinque degli ultimi due anni, tre dei quali a danno di lavoratori edili.

Silvia Canevara

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