Quadri a misura di non vedenti grazie a una lodigiana

Anche i ciechi potranno visitare le mostre d’arte. Apprezzare Pollock e Kandinskij da soli. O meglio con una cuffia in testa e un guanto nelle dita. È stata la 25enne di Lodi Viola Cambiè, infatti, a progettare, nella sua tesi di master che discuterà oggi a Venezia, un sistema in grado di associare a colori e forme suoni diversi. I non vedenti potranno visualizzare quanto il pittore ha dipinto sul quadro ed emozionarsi come gli altri. Del resto, già quel grande genio di Wassily Kandinskij, come ricorda la giovane sul profilo facebook del progetto (“Kira, da colore a suono”) associava il «giallo alla tromba e l’azzurro al flauto».

Da anni Cambiè gira il mondo per studiare. Iscrittasi alla facoltà di ingegneria edile al Politecnico di Pavia, ha trascorso l’ultimo anno di studi, a Shanghai. In Cina, nel 2013, ha discusso la tesi di laurea, poi è tornata a Milano e dopo una breve parentesi lavorativa, si è iscritta a un master post laurea in architettura digitale, a Venezia. È stato qui che insieme a Carlo Cattò ha iniziato a progettare la sua tesi innovativa. «Ho fatto un tirocinio di 6 mesi a Rotterdam, da luglio al 23 dicembre scorso - spiega la studiosa di Lodi -. Ho cercato di unire la passione per l’arte con Arduino (una mini scheda elettronica, ndr) e un dispositivo in materiale termoplastico che indossato sul dito rileva il valore del colore e lo associa a un suono. Soprattutto per l’arte contemporanea che non si può trascrivere, si tratta di un sistema molto importante, in grado di trasmettere sensazioni ed emozioni». Cambiè e Cattò hanno chiamato il loro sistema Kira che significa luce e suscitare. Il logo è una nota, o meglio, un’impronta digitale colorata, che per loro è la stessa cosa . «Abbiamo parlato anche con Ennio Ladini dell’Unione ciechi - spiega Cambiè - si è mostrato molto interessato all’applicazione del progetto. Secondo noi si tratta di un’esperienza che può essere interessante anche per i normodotati o gli stessi bambini che imparano a conoscere la musica. Vogliamo proporre l’idea ai musei. Non è assolutamente costosa. Il visitatore viaggia con la sua cuffia in testa collegata, tramite bluetooth, al computer del museo. Tocca il quadro con il guanto dotato di sensori e nelle orecchie ne nasce la melodia decisiva». È un sistema che può entrare anche nella vita di tutti i giorni, che consente ai non vedenti di capire se la camicia che vogliono indossare è a righe o a quadretti e si sposa bene con i pantaloni. Viola Cambiè e il papà, responsabile del centro trasfusionale all’ospedale Maggiore, con la mamma Giusy e il fratello Gabriele, sono entusiasti. La giovane ha già in tasca il biglietto per Londra. Dopo la discussione della tesi volerà in Inghilterra per il suo nuovo lavoro nel quale sfoggerà le sue conoscenze in architettura parametrica. In attesa che sia applicato il suo progetto. «Sono contenta - dice -, ma se in Italia ci fosse lavoro non ci sarebbe motivo per andare via».

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