
Un matrimonio che rimane ancora all’orizzonte. L’unione tra Lodi e Crema è un’ipotesi ventilata da diverse istituzioni. È stata auspicata da palazzo San Cristoforo e sono state poste le basi anche in Broletto. L’obiettivo è un accorpamento per evitare la soppressione della Provincia di Lodi, dopo il decreto del governo che ha fissato dei parametri per i nuovi enti intermedi. Le Province dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie non inferiore ai 2.500 chilometri quadrati. Ma ci sono i numeri per far decollare questo progetto di fusione?
Dalle prime stime, il criterio della popolazione sarebbe rispettato. Il Lodigiano a novembre 2011 aveva 229 mila abitanti. Con l’aggregazione di diversi comuni dell’area del Cremasco potrebbe arrivare a quota 361 mila. Si tratterebbe di coinvolgere buona parte dell’area nord della Provincia di Cremona, comprendendo le realtà di Spino d’Adda, Rivolta, Dovera, Pandino, poi tutti i paesi più piccoli vicino a Crema, tra cui Bagnolo, Chieve, Trescore, Vailate, senza considerare Soncino. Attualmente il Lodigiano è composto da 61 comuni e potrebbe così arrivare a 100. Il problema è l’estensione. I vincoli imposti dall’esecutivo Monti parlano di una quota minima di 2.500 chilometri quadrati. Il territorio del Lodigiano è fermo a 783 e dovrebbe crescere notevolmente per poter arrivare alla superficie richiesta. Anche l’apporto di oltre 30 comuni del Cremasco non basterà. Facendo alcuni rapidi calcoli, risulta che il matrimonio poterebbe in dote un’estensione pari a 1.145 chilometri quadrati. Ancora troppo poco per poter salvare l’autonomia di questo territorio. «Ribadisco che in questo momento il quadro non è del tutto determinato - spiega il presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni - allo stato attuale i nuovi criteri per ridisegnare i confini territoriali comprendono sia l’elemento della popolazione che quello territoriale. L’ipotesi è che in un momento di conversione del decreto non sia più necessario avere entrambi questi parametri, ma solo uno».
Il responsabile di palazzo San Cristoforo ha quindi riconfermato la pista che predilige: «Considerato che per ragioni legislative, Lodi non potrà andare con Milano e tenendo conto che l’unione con Pavia sarebbe poco opportuna visto che quello è un territorio troppo grande e diverso dal nostro, allora si tratta di ragionare di una ricomposizione tra le Province di Lodi, Cremona e Mantova - dice Foroni -. Il tema sarà oggetto di una discussione del consiglio delle autonomie locali, dove il territorio è rappresentato da me e dal sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini».
Matteo Brunello
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