Provincia, l’assessore Capezzera al galà di Berlusconi per parlare di politica

Metti una cena da Silvio, ma senza “bunga bunga”, Ruby o barzellette sguaiate. Meglio così, per la prima volta di Nancy Capezzera a casa di Berlusconi, quello premier e cavaliere, sì, ma con la “c” minuscola, in licenza dal ruolo istituzionale giusto per qualche canzone in francese e galanterie entro i livelli di guardia.

«Mi ha detto “lei è una donna con una marcia in più”, che ho un bello sguardo interessante e mi ha augurato buon lavoro, salutandomi con due baci sulle guance», conferma l’assessore provinciale lodigiana di ritorno da villa Gernetto, la reggia dove in attesa di inaugurare il “suo” ateneo, con Tony Blair e il commissario Ue Barroso, il capo del governo ha chiamato lunedì sera a raccolta il “cuore” del coordinamento regionale Pdl. Da Ignazio La Russa a Letizia Moratti, passando per il ministro Gelmini e decine d’altri maggiorenti del popolo azzurro, assessori e consiglieri, uomini e donne.

E lodigiani, tre, dall’ex forzista Claudio Pedrazzini agli ex An Giancarlo Regali e, appunto, Nancy Capezzera. Anche loro, tra i 150 al desco di Silvio, che prima fa gli onori di casa, poi troneggia sulla cena “tricolore” girando tra i tavoli, ma parlando poco di gossip e più di politica. Bello insomma, «dalla distesa di tulipani, come un mare di colori» alla villa «sobria, ben recuperata» analizza l’architetto Capezzera; ma anche paradossale, se alla familiarità della rimpatriata tra compagni di coalizione fa eco la sensazione «che è tutto troppo, come una favola che ti fa pensare come la vita reale sia un’altra cosa». Paradossi, sì, soprattutto se «il più normale di tutti alla fine è lui, nel suo modo di porsi senza fronzoli, che “spacca” il Paese perché è così», spiega Capezzera, lei che pure alla “politica da salotto” che complice la televisione «ha cambiato tutto» preferirebbe dell’altro: «Ha fatto capire che dopo le elezioni bisognerà metterlo a posto, il Pdl, e tornare a un approccio più diretto, cosa che mi auguro».

Il resto? Il solito, dagli attacchi ai giudici alle emergenze da risolvere, profughi in testa. E Ruby? «Zero assoluto», risponde Capezzera, che da donna non si schiera né con le detrattrici né con le “ultras” del Cavaliere, alle quali tira anzi le orecchie: «Lui è solo un pezzo di una cultura maschilista, ma credo che rispetti l’essere umano “tutto”, donne in testa, perché sa quanto devono faticare per emergere. Nel momento in cui queste gli mostrano devozione ne gode, ma in fondo il “troppo” lo stanca: e alcune di queste sono troppo autoritarie e aggressive».

Meglio un passo indietro, «ché i riconoscimenti arrivano», e un saluto ben educato, dopo gli antipasti, i tris di penne, la parmigiana e i dolci tutti biancorossoverdi. «Ti sei annoiata?», domanda il premier, e l’assessore dice che no, «è solo stanca» e ringrazia per l’invito e per la serata, rassicurandolo che sì, «è stato interessante». In fondo anche al “rottamatore” Renzi Arcore non era spiaciuta.

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