«Province, sì all’unione Lodi-Crema»

Podestà spinge all’unificazione i due territori confinanti

«Credo che un’aggregazione fra Lodi e Crema possa essere la soluzione più gradita ai territori». Lo ha affermato Guido Podestà, presidente della provincia di Milano e coordinatore del Consiglio per le autonomie locali della Lombardia, nell’intervista concessa ieri a “il Cittadino”. L’esponente del Popolo della libertà, numero uno di Palazzo Isimbardi, è intervenuto sul complesso processo di razionalizzazione delle province lombarde, sottolineando che, secondo la propria personale visione, l’area del Sudmilano entrerà a far parte della grande città metropolitana di Milano.

La provincia di Lodi, come la conosciamo oggi, è destinata a scomparire. In queste settimane si ragiona sulle aggregazioni. Lei che idea si è fatto?

«Il Lodigiano, territorio che conosco bene, ha tre possibilità. Può unirsi al Cremasco, può riaggregarsi a Milano oppure, almeno a livello teorico, può unirsi alla provincia di Pavia. Credo che la prima ipotesi possa essere la più gradita ai territori, considerato anche quanto avvenuto nella storia. Non escludo però neppure una riaggregazione del Lodigiano con Milano».

C’è invece la possibilità che i comuni del Sudmilano possano unirsi alla nuova macro area Lodi-Crema?

«Mi sembra francamente difficile. Al contrario, il Sudmilano entrerà nella nuova città metropolitana. Credo che i cittadini di realtà come Melegnano, San Donato e San Giuliano si sentano milanesi a tutti gli effetti».

L’ipotesi di un’aggregazione fra Lodi e Crema è affascinante. Ma è una strada realmente percorribile?

«Il mio convincimento deriva dalle riflessioni fatte dal presidente della provincia di Cremona, Massimiliano Salini, circa un’ipotetica aggregazione tra Cremona e Mantova. A livello di semplice ragionamento, Crema potrebbe gravitare sulla parte ovest della Lombardia. Voglio però precisare che siamo nella fase delle prime riflessioni e le linee guida dovranno essere indicate dal governo».

Negli scorsi mesi più volte il presidente della provincia di Lodi, Pietro Foroni, si è espresso duramente sulla soppressione delle province, che rischia di essere solo una decisione demagogica, senza reali benefici economici per i cittadini. Lei è dello stesso parere?

«Siamo di fronte a una grande opportunità, quella di trasformare il corpo dello stato. Non possiamo però prendere in giro i cittadini apportando modifiche improduttive e non economiche. È doveroso occuparsi anche dei ministeri, del parlamento e degli uffici periferici dello stato. Il momento storico è unico: dobbiamo varare provvedimenti seri e non limitarci a gettare fumo negli occhi ai cittadini. Mi lasci anche dire che avete un presidente di provincia molto, molto bravo».

La convince l’ipotesi di sostituire i consigli provinciali con assemblee dei sindaci?

«Decisamente no. Al contrario è indispensabile passare per il voto, perché l’istituzione provinciale trae legittimazione dal suffragio universale. Una provincia deve potersi muovere in maniera autonoma rispetto ai comuni. Se non fosse così, come farebbe a prendere decisioni complesse, ad esempio sull’installazione di un termovalorizzatore?».

Il governo Monti questa volta taglierà davvero le province?

«Credo sia la volta buona. Ma spero si arrivi a una soluzione condivisa. La proposta del governo non è l’ideale, è necessario dunque tenere in considerazione le voce dei cittadini e degli amministratori locali. Inoltre occorre soppesare le peculiarità dei diversi territori: in Lombardia ci sono 10 milioni di abitanti, si tratta di una realtà complessa e dunque enti intermedi fra la regione e i comuni sono necessari».

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