PROFUGHI NEL LODIGIANO Nove rifugiati su 10 ospitati da parenti, amici e famiglie

Sono 300 le persone in fuga dalla guerra scatenata dalla Russia arrivate nel territorio, il quadro della situazione sul fronte dell’accoglienza

Nove rifugiati su 10 nel Lodigiano sono ospitati da parenti, amici e famiglie che si sono rese disponibili tramite la rete del sociale privato, gli altri sono inseriti nel sistema strutturato dei centri di accoglienza straordinaria sotto il coordinamento della prefettura. Sono i dati emersi ieri nel corso della riunione della Cabina di regia in seno al Consiglio Territoriale per l’immigrazione in Prefettura a Lodi.

Hanno partecipato alla riunione tutti gli attori impegnati a vari livelli e con diversi compiti nella macchina dell’accoglienza, le forze dell’ordine, la Provincia, i Comuni che maggiormente ospitano profughi, una rappresentanza delle associazioni del terzo settore, le autorità sanitarie, il Cpia e l’Ufficio scolastico provinciale. «La varietà delle questioni legate all’accoglienza, misure sanitarie, alloggio, accesso all’istruzione, integrazione culturale e apprendimento della lingua, lavoro, coinvolgono tutti i diversi livelli di governo e gli enti del terzo settore e rappresentano la vera sfida per la piena integrazione nel territorio provinciale», il commento del prefetto di Lodi Giuseppe Montella.

Il prefetto, dopo aver illustrato i numeri dell’accoglienza, ha evidenziato la stretta sinergia e i continui contatti con la questura, l’Ufficio scolastico, l’Ats e l’Asst per gli aspetti relativi alla registrazione degli stranieri, la frequenza scolastica e l’assistenza sanitaria.

I primi bambini e ragazzi sono già stati inseriti e accolti nelle scuole del territorio, mentre le strutture sanitarie hanno già messo in campo l’organizzazione per garantire i servizi di primo screening sanitario e vaccinale. Per ora l’accoglienza nel Lodigiano non ha registrato elementi di criticità, ma vista la preponderante quota di profughi accolti nella rete privata, è emersa «la necessità di garantire uno stretto raccordo territoriale che possa favorire l’omogeneità dei servizi, la presa in carico dei profughi e un percorso di integrazione, mettendo a fattore comune i diversi contributi degli attori istituzionali e privati», si legge nella nota della prefettura emessa al termine dell’incontro.

Su questi aspetti specifici, il prefetto ha chiesto e ottenuto in via preliminare la collaborazione dei sindaci e delle reti sociali di ogni singola città e comune proprio per poter gestire in modo unitario ed efficace gli aspetti di integrazione, demandando all’Ufficio di piano e alle Aziende dei servizi sociali territoriali un ruolo di primo coordinamento, sotto l’egida della prefettura e secondo le linee guida e il raccordo generale della Cabina di regia.

Gli enti del terzo settore e i sindaci, esprimendo apprezzamento per il confronto attuato con l’incontro, hanno concordato sulla necessità di un coordinamento stabile che consenta una gestione completa ed efficace di tutti gli aspetti connessi all’accoglienza, approvando per questo ruolo l’indicazione delle strutture operative dell’Ufficio di piano.

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