
Ufficialmente fuorilegge, anche per quest’anno. La città del Barbarossa ha già collezionato 35 giorni di polveri sottili alle stelle, il limite imposto per legge dall’Unione europea che però dovrebbe essere raggiunto in dodici mesi. In sua compagnia, però, ci sono anche gli altri paesi del Lodigiano, basta dare un’occhiata agli ultimi bollettini dell’Arpa per notare che a volte i valori registrati dalle centraline tra Codogno e San Rocco sono più elevati rispetto a quelli rilevati nel capoluogo.
Lodi si è presentata all’appuntamento (fortunatamente) in ritardo rispetto al resto della Pianura Padana: Cremona, Brescia e Milano hanno già esaurito il “bonus” dalla metà di febbraio, oltrepassando per 35 volte la soglia di 50 microgrammi per metro cubo nell’arco di 24 ore. Per quanto riguarda la città del Torrione, a gennaio il Pm10 è schizzato oltre i valori consentiti 19 volte, in base ai dati relativi alla centralina di via Vignati, situata in mezzo al traffico, il record del mese è stato raggiunto nella giornata di lunedì 23 con 119 microgrammi per metro cubo. A febbraio, invece, il Pm10 ha fatto le bizze per 14 giorni; strano ma vero, la giornata più nera è stata quella di venerdì 17, quando le polveri sottili hanno toccato quota 160 microgrammi per metro cubo.
Anche il mese di marzo è iniziato all’insegna dello smog, tra venerdì e domenica a Lodi le polveri sottili sono passate da 59 a 65 microgrammi per metro cubo; nella giornata di domenica Codogno ha toccato la soglia di confine, 50 microgrammi per metro cubo. Tra gli ultimi bollettini diffusi dall’Arpa, però, lo smog sembra essere peggiorato nella giornata di venerdì 2 marzo: se nel capoluogo il Pm10 si è fermato a 50 microgrammi per metro cubo e a San Rocco a 53, a Tavazzano è salito a 71, a Montanaso è avanzato a 81, mentre a Bertonico è arrivato a 86; il record spetta però a Codogno, dove il Pm10 ha raggiunto i 90 microgrammi per metro cubo.
Legambiente nelle scorse settimane senza troppi giri di parole ha puntato il dito contro la carenza di controlli. Controlli a 360 gradi: sulle strade, nelle case, negli edifici pubblici. Anche nel Lodigiano le verifiche vengono bollate come “insufficienti”. A denunciarlo è Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente: «Nessuno sta facendo sufficienti controlli, nè sui camion più inquinanti nè sulle caldaie, non c’è nessun controllo della temperatura negli edifici pubblici o aperti al pubblico, il termometro dovrebbe essere sui 20 gradi ma spesso arriva a 24, così si spreca il 30 per cento dell’energia e si produce il 30 per cento di inquinamento in più».
L’associazione ambientalista ha ricordato che i vecchi camion Euro 0, 1 e 2 non dovrebbero circolare in Lombardia, secondo quanto previsto dai regolamenti. Eppure, una “truppa” di circa 150mila mezzi pesanti - che inquina come 30 auto a benzina Euro 3 e percorre in media il triplo dei chilometri di un’utilitaria - sfreccia su e giù per la regione. I bisonti del traffico sono un problema, così come lo sono le caldaie: comuni e province dovrebbero effettuare ogni anno verifiche in almeno il 5 per cento degli impianti.
Lodi e il Lodigiano hanno già superato il limite Ue di 35 sforamenti dei valori di guardia per le polveri sottili: lo smog non molla la presa, anche se la pioggia potrebbe portare un po’ di sollievo
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