Politiche, gli interrogativi su Guerini

Tutti pronti a fare le valigie per Roma: da Nord a Sud i cittadini stanno assistendo a una raffica di dimissioni di presidenti di Provincia e sindaci, pronti a candidarsi per le prossime elezioni politiche. In realtà, c’è ancora tempo, fino alla fine del mese di ottobre. L’elenco è davvero molto lungo e va dal presidente di Napoli, Luigi Cesaro al presidente di Biella Roberto Simonetti. Anche se le sorti della Provincia di Lodi sono piuttosto nebulose, i cittadini hanno una certezza: il presidente Pietro Foroni non ha intenzione di abbandonare via Fanfulla. Inutile dire che tutti i riflettori sono puntati sulla strada che deciderà di seguire Lorenzo Guerini, il sindaco del capoluogo e uomo di punta del Pd.

Per tutta la giornata di ieri il primo cittadino non è stato raggiungile. Guerini era impegnato a Roma alla conferenza Stato-città. Una fila di riunioni per discutere gli ultimi provvedimenti del governo. È intervenuto come rappresentante Anci (Associazione nazionale dei Comuni). Nonostante i diversi tentativi per avere un sua presa di posizione, da palazzo Broletto non è arrivata alcuna dichiarazione. Guerini aveva annunciato che il suo impegno alla guida del municipio sarebbe andato avanti sino al termine del mandato, quindi nel 2015. Ma ora il suo impegno a fianco del sindaco “rottamatore” è diventato molto intenso. Di fatto ricopre l’incarico di coordinatore lombardo della campagna per le primarie. Tanto che sabato era andato in trasferta nella capitale per partecipare all’assemblea nazionale del Partito democratico nella sfida lanciata da Renzi alla leadership del centrosinistra. E ora sono in molti a chiedere a Guerini di sciogliere le riserve su una sua possibile candidatura in Parlamento. Una decisione che comporterebbe per Lodi l’arrivo di un commissario prefettizio, con scioglimento di giunta e consiglio. Per fare questa scelta ha ancora qualche settimana. La legge impone regole ferree per le candidature in Parlamento dei sindaci di Comuni con popolazione superiore a 20mila abitanti. Se vogliono diventare deputati o senatori devono dimettersi almeno sei mesi prima dalla scadenza naturale della legislatura.

Facendo un rapido calcolo, lo scioglimento delle Camere è fissato per la fine di aprile del 2013, quindi i primi cittadini che decidessero di correre per le politiche dovrebbero fare un passo indietro entro la fine ottobre. Un criterio che non entrerebbe in vigore in caso di scioglimento anticipato del Parlamento da parte del Capo dello Stato, un’ipotesi che però allo stato delle cose appare abbastanza improbabile.

A Pietro Foroni, l’idea di lasciare San Cristoforo per i palazzi romani non è mai nemmeno passata per l’anticamera del cervello. «Anche se nella Lega non ci si candida ma si viene candidati - commenta -, il pensiero non mi ha mai sfiorato. Fino a quando il governo Monti me lo permetterà, continuerò a fare il presidente della Provincia di lodi e a rappresentare con orgoglio questo territorio». Il numero uno di San Cristoforo non ha apprezzato la sfilza di dimissioni sopraggiunte nelle scorse settimane da parte di chi pensa alla capitale: «Le dimissioni non mi sono piaciute - aggiunge -, perché se ti candidi e sei eletto hai la responsabilità di andare fino in fondo. Accolgo con favore la provocazione di Podestà, a cui sono legato da un rapporto di stima e amicizia; condivido il senso di abbandono rispetto al governo, anche se la sua forza politica appoggia l’esecutivo più centralista della storia. oggi fare il presidente di Provincia è impossibile - conclude Foroni -, ci saranno altri tagli in arrivo e a Lodi pagheremo gli stipendi, tapperemo le buche sulle strade e il riscaldamento nelle scuole. Non ci saranno risorse per altro».

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