Polenghi, partono i licenziamenti

Alla Polenghi la tensione è altissima. E questo perchè mentre a Roma si fa il possibile per trattare, l’azienda fa partire ufficialmente la procedura di mobilità. L’incontro al ministero dello Sviluppo economico, infatti, si è tenuto lo scorso 9 ottobre, Newlat ha avviato il procedimento due giorni dopo, l’11 ottobre.

Nella giornata di ieri si è tenuta un’assemblea tra sindacati e lavoratori: «Al ministero l’azienda non è stata in grado di dare nemmeno un elemento di prospettiva rispetto al futuro ed era quella la sede per farlo - dichiara il segretario territoriale della Flai Cgil, Paolo Zanetti -, una volta terminato quell’incontro puntualmente arrivata la procedura di mobilità, che interessa più siti, oltre a Lodi e Reggio Emilia sono coinvolti Lecce, Napoli e anche Bologna».

Se per Reggio Emilia si parla di oltre 80 esuberi, per Lodi il numero resta lo stesso comunicato un anno fa: 38. «È stato confermato ciò che è stato detto in passato, con una differenza però rispetto alle precedente procedura di mobilità: questi numeri non indicano i reparti di lavoro interessati, mentre la volta scorsa erano coinvolti i reparti in sofferenza. È stato inserito solo il numero complessivo e soprattutto non si tiene conto dei 6 lavoratori usciti a settembre con la mobilità volontaria».

Tra i dipendenti la fibrillazione è altissima. Il prossimo confronto in agenda è per martedì 22 ottobre a Bologna, presso l’Unione industriali. «Come previsto, ci sono 65 giorni di procedura - aggiunge Zanetti -, in questo modo l’azienda ci costringe ad affrontare il tema degli esuberi con tempi stringenti e ci costringe a parlare soltanto di ammortizzatori sociali, non è stata in grado di illustrare delle prospettive. Queste premesse non ci aiutano, il 22 cercheremo come al solito di stare al tavolo fino alla fine e di trovare una soluzione per i lavoratori. In primo luogo contesteremo il numero degli esuberi, che dal nostro punto di vista è elevato. Vogliamo poi capire quali sono i margini dell’accordo: non c’è un piano di sviluppo, le condizioni per i lavoratori che resteranno sono peggiorative, la mobilità è l’unica soluzione. Per noi così è davvero complicato».

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