
Pensioni,13mila lodigiani “sul lastrico”
La denuncia: «Costretti a vivere con meno di mille euro al mese»
n Devono resistere un mese intero con meno di mille euro in tasca. I lodigiani che ricevono un assegno mensile con cifre a due zeri sono 13.238 e secondo alcuni esponenti del mondo della politica e delle istituzioni per loro sarà sempre più difficile trovare aiuto dai comuni. Soprattutto dopo le ultime novità arrivate da Roma.
Nella mischia sono le donne ad avere un conto in banca più leggero, si tratta di 9.683 persone contro 3.555 uomini. I dati sono stati elaborati dall’Istat e si riferiscono al 2008, in questi giorni sono stati pubblicati sul sito dell’ex consigliere provinciale Giuseppe Cremonesi (www.giuseppecremonesi.com), il quale ha dato il via a un dibattito sull’argomento.
«Il 29,25 per cento del totale delle pensioni si trova sotto la soglia dei mille euro - afferma l’esponente del Pd -, ad avere la peggio sono le donne, anche perché la loro possibilità di far carriera è diversa rispetto a quella degli uomini, i motivi in gioco sono molteplici. Stiamo parlando delle pensioni di vecchiaia e di anzianità, quelle cioè che si raggiungono con l’età o dopo 38 anni di lavoro. A questo gruppo, però, si devono aggiungere altre 15mila persone che in provincia arrivano fino a 1.500 euro al mese». Non solo, altri 1.598 cittadini (di cui 1.173 donne) usufruiscono dell’assegno sociale destinato a chi non ha avviato una carriera lavorativa e percepiscono 470 euro al mese: «Anche questo è un disagio sociale - sottolinea Cremonesi -. Sul territorio, inoltre, si contano circa 7.729 lodigiani che non vedranno più l’aumento automatico delle pensioni, saranno bloccate perché questa fascia sarebbe quella toccata dai provvedimenti presentati dal governo».
Le paure sembrano concentrarsi tutte sugli anziani, per loro sarà sempre più dura riuscire a garantirsi cure, visite specialistiche e un posto nelle case di riposo: «Fino a questo momento, a causa della crisi - commenta Cremonesi -, gli anziani hanno aiutato i figli licenziati o in cassa integrazione sostenendo il reddito delle famiglie. Negli ultimi vent’anni le pensioni hanno perso un valore reale del 30 per cento, nel frattempo la popolazione diventa sempre più vecchia, gli ultra 80enni cresceranno e rappresenteranno un costo sociale. In Lombardia c’è una richiesta di quasi 2mila posti letto nelle case di riposo, se le pensioni resteranno così basse, i più vecchi saranno a carico delle comunità o delle famiglie».
L’ex consigliere Pd ricorda che oggi il 50 per cento delle rette - che si aggirano sui 2mila euro - è pagato dagli utenti, la sua proposta è quella di imitare la Germania e creare, come più volte richiesto dai sindacati, la nascita di un fondo sociale che copra le spese.
«Non è possibile che chi ha lavorato quarant’anni si ritrovi con queste cifre e debba affrontare grossi problemi - conclude Giuseppe Cremonesi -. Ci dobbiamo chiedere che cosa ne sarà delle nuove generazioni, i giovani prenderanno la pensione in base a quanto versato realmente, secondo un recente studio del Censis il 42 per cento avrà un assegno mensile sotto i mille euro lordi».
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