Pensioni da fame per 4 su 5

Non ci sono più nemmeno le lacrime per piangere, si diceva una volta. Oggi ci sono pensionati che nel Lodigiano non riescono a far fronte alle spese impreviste, dalla lavatrice che non funziona più al frigorifero che deve essere sostituito. Altri non possono permettersi un pasto di carne e pesce ogni due giorni, non ce la fanno a pagare il riscaldamento e anche solo una settimana di ferie all’anno ormai è una chimera.

I dati non sono confortanti, se si pensa che l’84 per cento dei pensionati della provincia percepisce un assegno mensile sotto i 1.500 euro lordi al mese. «Questi casi arrivano da noi - spiega Loris Manfredi, segretario provinciale dello Spi Cgil -. La fascia di povertà si sta allargando sempre più e questo è un dramma. Dai numeri in nostro possesso circa l’84 per cento dei pensionati vive con circa 1.100 euro lordi al mese; il 14,5 per cento ha una pensione tra i 1.500 e i 3mila euro, mentre chi supera i 3mila euro fa parte di una ristretta cerchia pari a circa 0,5 per cento».

Sempre più anziani bussano alla porta del sindacato, e non solo. Una ricerca targata Spi Cgil ed elaborata da Ipsos fotografa la situazione in tutta la Lombardia e un numero maggiore di persone è costretto a rivolgersi ai comuni e ai loro servizi sociali, all’Auser e alle associazioni per trovare un aiuto.

«Ci sono cittadini che si presentano da noi per sapere dove possono ritirare un pacco viveri o se c’è qualcuno che distribuisce vestiti - dice Manfredi -, cercano informazioni su quali agevolazioni poter ottenere dai comuni». Anche per questo motivo, con l’aiuto di Ornella Veglio, è stato stilato un elenco di “punti di riferimento” da fornire ai più disperati.

Lo studio dell’Ipsos, basato su una serie di interviste, tiene in considerazione diversi aspetti legati alla popolazione lombarda: le opinioni, i bisogni e la politica.

Nel Lodigiano, così come altrove, i pensionati sono convinti che la qualità della vita sia peggiorata. Anzi, a ben guardare c’è chi è convinto che il peggio debba ancora arrivare. Tra i problemi che vorrebbero vedere risolti ci sono naturalmente il lavoro, legato alla condizione dei giovani, ma anche la sanità e il costo della vita.

Nel 2012 il poter d’acquisto delle famiglie ha registrato una flessione del 4,8 per cento rispetto al 2011.

«Anche nella nostra provincia - aggiunge Manfredi - si sta assistendo ancora una volta al ritorno della “famiglia allargata”: i giovani rinunciano alla propria abitazione perché non possono permettersela e stanno con i genitori. E questa non è affatto una decisione presa in memoria delle antiche tradizioni ma per pura necessità: una pensione, anche se bassa, anche se solo di 500 euro, è pur sempre una certezza».

Infine, nelle scorse settimane lo Spi Cgil, insieme ai Pensionati di Cisl e Uil, ha criticato l’Inps per le farraginose procedure burocratiche che complicano una volta di più la vita di pensionati, anziani e lavoratori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA