Pedrazzini e Foroni in Regione,

Santantonio l’escluso “di lusso”

Rewind sulle nomine in consiglio regionale. Dopo una lunga nottata fatta di numeri, conteggi e percentuali, ecco il verdetto finale che contraddice i primi risultati e spiazza persino i diretti interessati: le porte del Pirellone si aprono per Pietro Foroni (Lega nord) e Claudio Pedrazzini (Pdl), ma restano inesorabilmente chiuse per Fabrizio Santantonio (Pd). L’ennesimo smacco per il centrosinistra lodigiano, soprattutto perché Santantonio si è rivelato il vero “re” delle preferenze di questa tornata, 4.407 in tutto. Ecco perché ieri mattina le proteste dei militanti rimbalzavano sulle pagine di Facebook, mentre lo sconfitto ringraziava tutti i sostenitori e annunciava la sua partenza verso la Regione per cercare di capire cosa fosse successo.

La sua esclusione è legata al meccanismo della nuova legge elettorale, un calcolo piuttosto complesso. In poche parole le preferenze non bastano, nella distribuzione dei seggi contano anche i voti collezionati dalla lista sul territorio e il confronto con gli altri collegi. Tutti elementi che hanno influito, oltre al premio di maggioranza destinato alla coalizione vincente.

I dati assegnano 49 seggi alla maggioranza e 31 alla minoranza. Per la maggioranza, oltre al vincitore Roberto Maroni, 19 seggi sono attribuiti al Pdl, 15 alla Lega nord, 11 alla Lista Maroni, 2 a Fratelli d’Italia, 1 ai Pensionati; per la minoranza, 17 seggi sono attribuiti al Pd, 9 al Movimento 5 Stelle, 4 al Patto Civico. Restano esclusi Sel, Udc e Lombardia civica a sostegno di Albertini.

Per Santantonio si chiude così un intero capitolo, l’esponente Pd aveva già trascorso due anni e mezzo in Regione tra le fila dell’opposizione, il suo mandato è scaduto in anticipo, quando la giunta Formigoni si è disintegrata sotto il peso degli scandali. Pedrazzini, che ha incassato 2.500 preferenze, lascerà l’incarico di vice presidente della Provincia di Lodi, mentre Foroni, che ne ha collezionate 1.647, sta pensando di abbandonare il ruolo di presidente di palazzo San Cristoforo. Tutti gli altri candidati lodigiani, a partire dalla Raffaglio, erano troppo indietro per poter ambire a un posto in paradiso, secondo l’elenco delle preferenze ottenute e pubblicate nell’edizione di ieri.

I due lodigiani diventeranno protagonisti della decima legislatura. Una volta verificata la regolarità dei verbali, l’ufficio centrale proclamerà il nuovo presidente della Regione, Roberto Maroni. Il suo sfidante, Umberto Ambrosoli, avrà un seggio nei banchi dell’opposizione, i restanti 78 posti saranno suddivisi tra le varie liste. Prima di tutto dovrà essere costituita la giunta, entro dieci giorni dalla nomina del presidente. Maroni potrà scegliere non più di 16 assessori, tra cui il vice, e non più di 4 sottosegretari. Successivamente, dopo un massimo di quindici giorni, il presidente dovrà illustrare al consiglio il programma di governo.

Tra il decimo e il quindicesimo giorno dalla proclamazione di tutti gli eletti, il consiglio dovrà riunirsi per la prima seduta su convocazione del presidente del consiglio uscente.

Greta Boni

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