Parla il patròn Mastrolia

Si augura un confronto sereno con i sindacati, sottolinea che alla fine dell’anno Parmalat andrà per la sua strada e ribadisce che il mercato ha subito un drastico calo dei consumi. Allo stesso tempo, però, Angelo Mastrolia, amministratore delegato della Newlat spa che nel 2008 ha rilevato dalla Parmalat lo stabilimento Polenghi di San Grato, annuncia un investimento in arrivo.

Perché gli esuberi anche a Lodi? È colpa della crisi?

«Questo è un processo di riorganizzazione complessiva che tiene conto di due esigenze: quelle di chi sta maturando i requisiti per la pensione e gli investimenti che andremo a fare a Lodi, molto richiesti dai sindacati».

Quali investimenti?

«Investimenti di ammodernamento nel reparto calore, si tratta di un sistema di caldaie automatizzate che non avranno più bisogno di manodopera, una tecnologia moderna. C’è poi un altro fattore da considerare: Parmalat, entrata in Lactalis, alla fine dell’anno produrrà i prodotti che oggi facciamo noi con il proprio marchio».

A quanto ammonta l’investimento? Partirà nel 2013?

«Ammonta a circa 1 milione 200mila euro e dovrà essere effettuato nel 2013, è una necessità, se gli impianti non dovessero essere cambiati non saremmo più in grado di soddisfare le nostre esigenze».

Nello stabilimento di San Grato, però, la cassa integrazione è già stata utilizzata, è corretto?

«Cassa integrazione ordinaria, che però è stata mantenuta solo a seconda delle necessità. Adesso speriamo di gestire la questione nel modo meno traumatico possibile con i sindacati».

Non è servito puntare, così come era stato deciso, sul marchio Polenghi Lombardo?

«Sta andando molto bene, su questo fronte abbiamo registrato incrementi a due cifre, la rete distributiva funziona».

E l’esito dell’accordo per esportare in Germania, che risultato ha avuto?

«I clienti ci sono, anche in questo caso non abbiamo avuto problemi particolari».

È vero che c’è stato un calo della produzione?

«Non abbiamo perso clienti ma i mercati hanno registrato un pesante calo dei consumi, di certo questo è un periodo di crisi. È un calo fisiologico, dovuto al mercato, ma su questo possiamo fare ben poco, nella domanda di mobilità abbiamo esplicitato anche questo aspetto».

Cosa avete precisato nella vostra richiesta?

«In generale, per quanto riguarda il comparto del latte, il fatturato per dipendente, in poche parole la produttività, è pari a 341mila euro per addetto. Nel caso dei nostri competitor più agguerriti arriva a 994mila euro. E se nel nostro caso il costo del lavoro incide per il 13 per cento, per i nostri competitor incide per il 6,2 per cento. Se non limiamo questo divario siamo destinati a non rimanere sul mercato. Oggi ciò che fa vendere un prodotto è il prezzo migliore».

Adesso come si procede, incontrerete i sindacati?

«Vogliamo porre la questione della competitività, il come gestirla passa attraverso tanti strumenti. Siamo fiduciosi rispetto al fatto che l’incontro possa essere serio, sereno e pacato, al fine di trovare la soluzione migliore».

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