
Se l’ospedale di Lodi, con il suo 28 per cento, è in linea con la media nazionale per il numero dei parti cesarei, non lo è Codogno. Qui i bambini che vengono alla luce chirurgicamente sono il 45,52 per cento, contro la media nazionale del 28,34. Lodi e San Donato sono, invece, penalizzati dalle statistiche sulla mortalità a 30 giorni dei pazienti operati per tumore maligno al polmone, ma il nosocomio del capoluogo sembra eccellere per il trattamento degli ictus. Sono alcuni dei dati, che sono stati diffusi nell’ambito programma nazionale esiti dall’Agenzia per i servizi sanitari regionali e che vanno tuttavia considerati con cautela nel ritenerli in asosluto indicatori di efficienza.
I ricercatori hanno preso in esame 1475 ospedali, rispetto a 45 indicatori di prestazioni e ricoveri ospedalieri. Le analisi, che si riferiscono alle schede di dimissione dell’anno 2010, secondo i direttori di Agenas potrebbero essere fallaci per problemi di errori di codifica, diagnosi errate, o errate comunicazioni. In altri casi, invece, per quanto riguarda per esempio la mortalità dei pazienti, a condizionare i risultati potrebbe essere il livello di gravità dei malati che accedono nei centri specializzati come quello di San Donato per quanto riguarda l’infarto miocardico acuto. In questo caso, infatti, ben il 10,64 per cento dei pazienti operati è deceduto entro 30 giorni dal ricovero, mentre la media nazionale è del 10,95. A Lodi il tasso di mortalità, secondo questo indicatore, per esempio, è fermo al 7,54, a Vizzolo al 7,28 e a Codogno al 10,96. Ma San Donato è un centro ultraspecializzato nella chirurgia cardiologica, tratta quindi i casi più gravi, quindi più a rischio. Stesso discorso per la mortalità a 30 giorni dal ricovero per scompensi cardiaci: se la media nazionale è dell’8,79, a Lodi la percentuale è lievemente superiore (8,88), mentre a San Donato è del 9,09, a Codogno dell’11,66, a Vizzolo del 12,28 e a Casale del 18,18.
Il policlinico di San Donato, invece, è decisamente efficiente nell’effettuare tempestivamente (cioè nell’arco di 48 ore dal ricovero) gli interventi di angioplastica. Su 171 persone arrivate in ospedale con infarto miocardico acuto, il 47,50 per cento ha fatto l’intervento entro due giorni. A superare il dato nazionale del 30,67 per cento delle persone operate velocemente è stato, nel 2010, anche l’ospedale di Lodi (38,82 per cento). La percentuale si abbassa un po’ a Codogno (10,81), mentre Vizzolo è fermo addirittura al 3,79.
A confermare il policlinico del Sudmilano tra le eccellenze nazionali in campo cardiologico sono anche altri risultati rilevati nello studio ministeriale. Più basso di quello nazionale, per esempio, il tasso di mortalità a 30 giorni dopo la sostituzione di una valvola: 2,56 contro il 3,17 italiano. Anche dopo un bypass aortocoronarico e la riparazione di un’aneurisma, la mortalità a 30 giorni è inferiore che in tutto lo stivale (2,02 contro il 2,78 nel primo caso e 0,64 contro l’1,05 nel secondo). Dato negativo per Lodi, invece, per quanto riguarda i tempi di ricovero per le colecistectomie. Il dato di riferimento è la percentuale di dimissioni effettuate entro 4 giorni dall’intervento. Mentre la media nazionale è del 57,74, a Lodi solo il 5,53 ce la fa a uscire dall’ospedale in tempi di eccellenza (anche se poi al Maggiore, la media dei giorni di ricovero è di un solo giorno in più, 5). Sempre tenendo conto dei limiti della ricerca, il 9,03 per cento dei pazienti che è stato ricoverato a Lodi per broncopneumopatia cronica ostruttiva è morto entro 30 giorni contro la media nazionale del 6.87. A Codogno, invece, la media è stata del 17,65, a Sant’Angelo del 6,25, a San Donato del 6,59 e Vizzolo del 4,55.
Come detto un indice di eccellenza si riscontra a Lodi per quanto riguarda la mortalità a 30 giorni dal ricovero di pazienti affetti da ictus. A Lodi, solo il 5,20 è deceduto, contro la media nazionale del 9.94. Pollice in su per il Maggiore, anche per quanto riguarda gli interventi chirurgici non oncologici dove a Lodi la mortalità a 30 giorni, nel 2010, è stata del 1,91 contro la media nazionale del 2 e quella del 2,66 a San Donato che però ricovera molti pazienti a rischio come quelli cardiologici. Un dato non proprio positivo riguarda, invece, i tempi dell’ortopedia. Solo il 48,36 per cento delle persone con una frattura del collo del femore è stato operato nell’arco delle 48 ore. Nessuno però a Lodi si è fatto rioperare entro 6 mesi da una artroscopia al ginocchio. A Codogno ha rifatto l’intervento il 3,28 dei pazienti e lo 0,50 a San Donato. Analisi più approfondite potrebbero dirci perché.
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