Ospedali lodigiani, arrivano i tagli

La spending review obbliga l’Azienda ospedaliera a tirare la cinghia anche sui costi legati al personale. Si tratta di 300mila euro, lo 0,3 per cento del bilancio. Per le persone che lavorano nei quattro presidi lodigiani, l’Azienda investe ogni anno oltre 115milioni di euro, circa il 55 per cento del conto complessivo.

Ora, arriva l’ordine da l governo Monti di risparmiare e l’amministrazione guidata dal manager Francesco Magni sta studiando tutte le misure possibili per farlo. Una sorta di gioco ad incastri: spostare gli operatori da un reparto all’altro e, soprattutto, “darci un taglio” con le cooperative.

Se le passate direzioni amministrative avevano puntato tutto sugli appalti, nell’era Magni, invece, si ritornerà a far lavorare il personale interno. Ai tagli dei costi legati al personale, come già annunciato nei giorni scorsi, si aggiungono anche quelli del 5 per cento, rispetto a beni e servizi, 800mila euro in meno quest’anno e altrettanti nel 2013.

«Mi raccomando a parlare di tagli sul personale - commenta Magni -; guardi che qui non si licenzia nessuno. Il personale viene semplicemente ridistribuito. Su questo voglio essere chiaro. Stiamo facendo uno studio su come ridurre i costi. Abbiamo dei servizi nuovi da far partire come il pronto soccorso. Dobbiamo farlo spostando il personale. I reparti non sono omogenei. C’è chi ha operatori in eccesso e chi è in sofferenza. Vogliamo rivedere poi i servizi appaltati e riportarli dentro, dove è possibile. Questo per evitare sprechi di risorse. Vogliamo sfruttare al meglio le energie esistenti, certo senza ammazzare nessuno di lavoro».

Il problema è che gli spazi aumentano e le spese anche. «Reparti più ampi e nuovi significano costi in più di riscaldamento, aria condizionata e pulizia - annota Magni -. Gli spazi del nuovo pronto soccorso, per esempio, saranno il doppio di quelli attuali. Le pulizie dei quattro ospedali oggi ci costano due milioni e mezzo, una cifra che bisogna abbassare. Per i servizi appaltati, invece, la spesa si aggira sugli 8 milioni».

Magni conta di utilizzare meglio anche il personale ausiliario e i dipendenti che hanno delle limitazioni di lavoro per motivi diversi.

«Il personale ausiliario è numeroso - spiega il manager -, vogliamo utilizzarlo al meglio. Se uno non può sollevare pesi eccessivi, per esempio, può però occuparsi della distribuzione del cibo in corsia o dello sparecchiamento delle tavole. Insomma, dobbiamo rivedere il corretto utilizzo di tutti i lavoratori, facendo in modo che siano il più possibile al servizio dell’azienda. Per il nuovo pronto soccorso possiamo fare i conti con i 4 operatori della centrale operativa del 118 in “esubero” dopo l’accorpamento con Pavia. Su questo tema si è costituito un gruppo di lavoro coordinato dal direttore del dipartimento per l’emergenza urgenza, Giuseppe Rivolta».

Quest’ultimo, insieme al primario del pronto soccorso Pierdante Piccioni, ha convocato i primari di alcuni reparti, tra i quali cardiologia, ortopedia e neurologia. «Insieme stanno studiando come organizzare il lavoro nel pronto soccorso rinnovato. I servizi nuovi - dice Magni - vanno aperti, ma senza assumere personale in più».

È dal mese di agosto che lo staff amministrativo sta passando al setaccio voce per voce, i servizi offerti dai 2mila fornitori ospedalieri. Per strappare costi più bassi. Uno degli appalti più grossi è quello del Cup, ma tra gli altri ci sono anche il facchinaggio, la lavanderia, la manutenzione, i trasporti, i farmaci e i dispositivi medici.

L’agenzia nazionale ha indicato tutti i prezzi di riferimento, persino quelli dei fili di sutura che si utilizzano in sala operatoria.

Se la spesa ospedaliera è superiore del 20 per cento a quella indicata dall’agenzia, l’ordine è di ridurla: chiedere ai fornitori di abbassare i costi o cambiare ditta.

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