Ospedali ancora sotto stress, non è solo colpa del covid

Al pronto soccorso di Lodi fino a 62 pazienti in contemporanea, tra i più affollati di Lombardia

Pronto soccorso più affollato della Lombardia, circa 30 persone in attesa di ricovero e zero letti liberi in corsia. Siamo all’ospedale Maggiore di Lodi. Sono giorni bollenti. Da giorni la situazione è diventata insostenibile. Lo è ad ogni inverno, ma ora ancora di più, a causa del Covid che ha ridotto ulteriormente le possibilità di ricovero. In periodo di pandemia sostare in pronto soccorso a lungo è assolutamente sconsigliato. Se già negli scorsi inverni restare diversi giorni nel reparto di emergenza urgenza in attesa di ricovero non era cosa buona per svariati motivi (disagio per i pazienti e i famigliari, mancata possibilità di ricoverare altre persone in arrivo da fuori, condizioni di sovraffollamento, sovraccarico di lavoro per il personale), tanto meno lo è in tempi di pandemia. Ma i letti medici sono pochi. Tanto più adesso che le stanze sono ancora dimezzate, per quanto riguarda la disponibilità, a causa del Covid. Le stanze doppie hanno un letto disponibile e l’altro chiuso. Lunedì, intorno alle 22, il pronto soccorso dell’ospedale Maggiore stava gestendo contemporaneamente 62 pazienti, 12 dei quali in codice rosso. Solo l’ospedale San Paolo di Milano ne aveva di più in quel momento, 4 per la precisione, cioè 66, ma con soli 2 codici rossi. Ieri mattina, intorno alle 12, la situazione non era molto diversa. C’erano 57 malati, 9 in codice rosso e 19 in giallo. A superarlo, in quel momento, solo il San Raffaele (62, ma con 6 rossi e 27 gialli), il San Paolo 61, con 1 rosso) e il Papa Giovanni XXIII di Bergamo (con 60, ma solo 3 rossi e 12 gialli). Il Niguarda, l’ospedale più grande di Milano, ne aveva 44, 13 malati in meno di Lodi, con 2 pazienti soltanto in codice rosso. A Lodi, la situazione si è sbloccata nel primo pomeriggio e sono stati effettuati alcuni ricoveri. Ad essere ancora chiusi sono tutti i letti della chirurgia specialistica (tranne l’oculistica che opera a Codogno e l’ortopedia), accorpati con la chirurgia generale. Il 60 per cento dei letti della chirurgia è chiuso. A Codogno sono aperte 3 sale alla settimana, escluse le urgenze, perché non ci sono letti liberi. Spesso le persone vengono inviate nel vicino ospedale di Piacenza. A pesare è ancora, anche la chiusura della neurologia, sostituita dall’area Covid. In queste ore però l’area blu è confluita in quella gialla per far posto ancora, nei prossimi giorni, ai letti neurologici, fondamentali per assistere le persone gravi colpite dall’ictus, ma non solo.

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