
Ospedaletto, morto nella casa occupata: attese risposte dall’autopsia
L’operaio Inalca di trent’anni viveva nell’edificio confiscato alla mafia insieme ad altre persone senza un tetto
Sarà l’autopsia a dare le risposte definitive e certe sulla morte di Edward Adu, il 30enne nativo del Ghana trovato privo di vita nella tarda mattinata di martedì in un’abitazione occupata abusivamente da diverse persone, tra cui il lavoratore Inalca, in via Matteotti a Ospedaletto.
L’uomo, che aveva trovato riparo nell’immobile confiscato al 50 per cento alla mafia alcuni anni fa, si era rifugiato nella villetta a seguito di uno screzio con un connazionale con cui aveva vissuto per diverso tempo.
Nel giaciglio di fortuna di via Matteotti però Adu è stato trovato ormai privo di vita intorno alle 11.30, quando i carabinieri hanno fatto irruzione dopo che, a seguito della denuncia presentata da un collega, la cella telefonica aveva agganciato lo smartphone del 30enne proprio nel centro di Ospedaletto. Ben sapendo che nella villetta passano la notte persone senza fissa dimora o in stato di difficoltà, i militari hanno deciso di accedere trovando, tra diversi giacigli che lasciano quindi pensare che siano numerosi gli occupanti, il corpo di Adu, in una piccola stanza riverso sul materasso che rappresentava l’unico comfort.
A fianco del corpo un braciere, utilizzato per riscaldarsi e scaldare del cibo a rientro dal turno di lavoro. Proprio però dal focolare si sarebbe sprigionato il monossido che lo ha avvelenato strappandolo alla vita: se è stato proprio il “killer silenzioso” ad uccidere il 30enne, e soprattutto quando, visto che da giorni il collega non riusciva a contattare Adu, sarà l’esame autoptico disposto dalla procura della Repubblica di Lodi al centro di medicina legale di Pavia a stabilirlo. «Del viavai in via Matteotti lo sapevano tutti, anche perché poi al mattino le persone che escono già dall’alba per andare a lavoro le vedono in tanti» il pensiero di molti ieri per Ospedaletto, con anche il sindaco Eugenio Ferioli che già martedì aveva confermato le segnalazioni ricevute e i contatti avuti con gli enti chiamati a occuparsi della gestione del bene confiscato alla mafia ma che, al momento, è divenuto rifugio di senzatetto.
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