Ospedale: «Non dimettete chi non paga»

«A chi non paga il ticket al Pronto soccorso non date la cartella delle dimissioni e gli esiti degli esami». A dirlo è il presidente dell’ordine dei medici Massimo Vajani. Nel 2013, 1500 persone non hanno pagato i 25 euro dovuti per essersi recate al Pronto soccorso per una prestazione che non era di urgenza. Si tratta di 37.500 euro che non sono entrati nelle casse dell’ospedale e che adesso l’amministrazione ospedaliera cercherà di riscuotere attraverso il recupero crediti. Il primario Maurizio Buvoli ha individuato tra le cause dell’iper accesso al Pronto soccorso la mancanza di educazione sanitaria e «la difficoltà della medicina di base».

A incentivare gli accessi inappropriati all’ospedale, secondo il primario, anche l’abitudine dei medici di famiglia a ricevere solo su appuntamento. Ma l’ordine dei medici replica. «Vorrei che tutti quelli che ci hanno chiamati e non sono riusciti a trovarci in ambulatorio - commenta Vajani - ce lo dicessero. Allora, poi, numeri e dati alla mano si potrebbe parlare a ragion veduta di fallimento della medicina di base. Io oggi ho visitato 200 persone. Gli accessi devono essere monitorati, ne avevo già parlato con il primario Pierdante Piccioni. Io rispetto il lavoro degli altri, ma gli altri devono rispettare il mio. Il problema è che i pazienti devono venire da noi, aspettare due ore, farsi prescrivere la lastra, andare a prenotarla. Con 25 euro vanno in Pronto soccorso e fanno tutto».

«Confondere il diritto alla cura con il tutto dovuto e subito - concorda il medico di famiglia Giampaolo Ambrosini -, è una storpiatura del sistema che genera incomprensioni, malasanità e deliri di onnipotenza che non giovano a nessuno. Il dover prendere gli appuntamenti per recarsi dal proprio medico non è stato uno sfizio dei medici di famiglia, ma una realtà voluta dalla Regione già dall’inizio del 2000». «Ricevo su appuntamento, ma visito tutti quelli che chiamano in giornata - aggiunge la collega Antonella Loreto -. In genere sono tra i 30 e i 35, ma dico sempre all’operatrice di fissare l’appuntamento per 3 o 4 persone in più. Le altre chiamate arrivano a me, così valuto se la prestazione è urgente o se la persona può attendere il giorno dopo. Oggi (ieri per chi legge, ndr), per esempio, ne ho visitati ben 7 oltre l’orario fissato, lavorando due ore in più del previsto. Rispondo sempre al cellulare, a tutte le ore. Il tutto e subito è vero e i pazienti che avrebbero poi bisogno davvero del “subito” vengono penalizzati. Io stessa sgrido i malati quando vanno all’ospedale per niente. I medici dell’ospedale poi come fanno a valutare tutte queste persone che si definiscono moribonde? Un mio paziente che stava veramente male e che poi è finito sotto i ferri ha dovuto aspettare 7 ore seduto sulla sedia, ma non è colpa dei medici del Pronto soccorso. Questi ultimi hanno due mani e una testa sola».

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