
Ora la mensa del povero parla italiano
Sempre più famiglie tra i frequentatori abituali
Sempre più italiani tra i poveri che frequentano le mense e i dormitori della città. Padri di famiglia che hanno perso il lavoro e ultra 50enni ridotti sul lastrico. Questi sono i dati che emergono dalle strutture gestite da Caritas e Progetto insieme e dalle case dell’accoglienza cittadine. Tra 2010 e 2011, gli italiani che hanno frequentato la mensa di via San Giacomo sono saliti dal 13 al 34 per cento. L’anno scorso la struttura gestita dalle volontarie Amelia Rasini e Anna Marcarini, con la collaborazione di altri 56 volontari ha distribuito 9410 pasti. Un aumento degli italiani si è registrato anche ai dormitori di via Defendente. Se nel 2010 gli italiani hanno occupato i letti per 1206 notti, nel 2011 l’hanno fatto per 1493, quasi 300 notti in più. Gli italiani sono passati dal 33 al 40 per cento. Divisi esattamente al 50 per cento tra italiani e stranieri anche gli abitanti dei monolocali. Dal 2004, infatti, sono stati occupati da 13 stranieri e altrettanti italiani per un anno circa a testa, in attesa di ricostruirsi un futuro più dignitoso. Gli appartamenti di Caviaga, invece, a partire dal 2008, data di inizio dell’attività, sono stati occupati da 8 famiglie, 6 delle quali straniere. Trentuno, invece, le famiglie che sono state accolte, pagando un canone al disotto della media, nei 7 appartamenti di Lodi. «Fondamentale per il funzionamento di Progetto insieme - spiega per l’associazione Pietro Germani - sono il centro d’ascolto della Caritas, i volontari e gli assistenti sociali del comune e della provincia. Ogni famiglia ospitata viene seguita da un tutor che si occupa di agevolare l’inserimento sociale degli ospiti stessi». In questo periodo, Progetto insieme sta cercando «di sviluppare sempre più il concetto di accompagnamento all’autonomia delle persone che frequentano la mensa. Non vogliamo fare assistenza - dice Germani -, ma seguire gli utenti in un progetto di crescita».
«Il volto di chi si siede al tavolo è cambiato - assicura Marcarini -. Abbiamo, per esempio, anche 40enni italiani, separati che hanno perso il lavoro. Una volta a frequentare la mensa erano i senza tetto o le persone con problemi di dipendenza, oggi, invece, ci sono anche 60enni che hanno perso il lavoro. Abbiamo dalle 15 alle 40 persone ogni giorno». Il pranzo di Pasqua sarà a base di ravioli, donati ogni domenica dal “Raviolo d’oro”, salmone e frutta fresca.
Anche suor Rosalia De Leonardis della casa dell’accoglienza di via Gorini non sa più cosa fare per «fermare quell’andirivieni penoso di gente che ha perso il lavoro. Oggi (ieri, ndr), a mezzogiorno - racconta -, ho incrociato 4 mamme, 2 delle quali italiane, che avevano perso il lavoro e cercavano aiuto. Ho detto che l’unica cosa che potevo offrire era un posto a tavolo. Non vi dico le lacrime e i ringraziamenti che sono arrivati. Qui è una processione continua di persone che vengono a chiedere lavoro. Non si sa come aiutarle. Abbiamo donne italiane dai 50 in su, straniere tra i 30 e i 40 anni. Gli alloggi sono al top, proprio per mancanza di lavoro: i 20 posti di via Gorini e gli 8 del centro sono sempre pieni. Stamattina abbiamo dovuto respingere 4 persone che cercavano un letto. Cogliamo con mano ogni giorno la realtà di crisi esistenziale. Si preparano sempre 30 pasti per il pranzo e altrettanti per la cena. Speriamo che la Pasqua porti un po’ di quella speranza che abbiamo dentro. In via Gorini si celebreranno 2 Pasque, quella cristiana (con don Angelo Dragoni) e quella ortodossa, la domenica successiva. E dopo la messa, nei molti piatti, c’è da giurarlo, il necessario non mancherà.
Cristina Vercellone
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