«Ogni cuore può farsi nuovo»

«Il Crocifisso ci ha donato questa notte», ha detto il presule. E l’indomani ha aggiunto: «Coinvolti in Expo 2015, come chiesa, attorno al tema del “cibo”»

«Morte e risurrezione del Signore, prorompenti nella potenza dello Spirito su tutta la faccia della terra. Dio ha creato con amore tutte le cose e l’uomo. Così, tutto ricrea e rigenera. Ogni cuore, il più indurito, può diventare nuovo. In ogni situazione, la più compromessa; in ogni angoscia, la più persistente; in ogni cattiveria, la più reiterata: non ci sentiremo solo feriti. Affronteremo la vita, certo nel patimento, ma sorretti interiormente da quella speranza, che si fa bontà e mitezza, capace di fortezza, quando è richiesta, ma con la moderazione adeguata a fermare il male e non ad ingigantirlo. La Pasqua ci comunica l’amore sacrificato del Crocifisso, che sa mortificare le grettezze e l’odio più irridenti, mostrandone la radicale inconsistenza. Con determinazione d’amore, potremo disarmare il male. Sicuri, perché il Risorto è entrato nelle più cupe notti dell’umanità a dire: “basta”!».

Ecco il messaggio del vescovo Maurizio nella sua prima veglia pasquale come pastore di Lodi. Quella “Madre di tutte le veglie”, come è chiamata la celebrazione del sabato della Risurrezione, che monsignor Malvestiti ha presieduto in cattedrale sabato. E con lui hanno concelebrato monsignor Claudio Baggini vescovo emerito di Vigevano, monsignor Gianni Brusoni e don Vincenzo Giavazzi. Era presente la cappella musicale e la veglia ha ripercorso nelle letture tutta la storia della Salvezza, fino ad arrivare a Cristo e alla testimonianza degli apostoli. Le campane si sono sciolte in un suono a distesa unendosi a quelle di tutte le chiese del territorio. «Il Crocifisso ci ha donato questa notte, divenuta più luminosa del giorno – ha detto il vescovo -. La Pasqua è luce e vita. Non luce qualsiasi. Non vita ancora votata a finire. Sempiterna è la luce come eterna è la vita».

E la luce è stata protagonista di tutto il rito, iniziato all’esterno della cattedrale con la benedizione del fuoco nuovo. All’interno i fedeli hanno atteso al buio il fuoco portato dal cero pasquale, dal quale si sono propagate le fiammelle delle fiaccole dei fedeli. Infine don Stefano Cantoni, uno dei diaconi, ha portato il cero fino all’altare dove è stato collocato in alto, decorato da ginestre, gerbere e tulipani che hanno illuminato la cattedrale nella notte di Pasqua. «Si incontrano nella notte pasquale il sì di Dio all’uomo e il nostro a Lui. Si fondono nel sì perfetto di Cristo, che è nostra luce, nostra vita e nostra Pasqua» ha detto il vescovo nella sua omelia. «La ricerca personale del Risorto deve continuare per approdare al silenzio dell’adorazione. Se anche in noi sarà amorosa e perseverante, Dio la benedirà e la gradirà, liberandoci da ogni timore» aveva affermato pochi minuti prima il vescovo Maurizio, che poi ha riservato un pensiero speciale per un piccolo e un giovane che stavano per ricevere il battesimo.

Il piccolo Elia è stato accompagnato dai genitori, dal padrino e dalla madrina che per lui hanno professato la fede. Giovanni invece, accompagnato dal padrino, ha professato personalmente la fede e dopo il battesimo ha ricevuto anche la Cresima (il vescovo l’ha unto con il Crisma, appena benedetto il giovedì santo) e l’Eucarestia. Per Elia e Giovanni si è pregato in modo particolare e a tutti è andato l’augurio del vescovo, nella sua prima veglia pasquale a Lodi.

Altrettanto incisiva è stata l’omelia tenuta la domenica mattina, sempre in cattedrale, il giorno di Pasqua.

«L’annuncio pasquale - ha detto monsignor Malvestiti - è affidato a Pietro. Ora è tanto convinto, colui che temette e persino rinnegò! A voce alta proclama: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth…lo uccisero appendendolo ad una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse…a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione”. Prima corse al sepolcro e poi fece correre l’annuncio. Non sfugga il riferimento al mangiare e al bere con Cristo, evocato nel primo annuncio pasquale. Ho incensato la scultura della santa Cena, collocata tra la cripta e l’alto altare della nostra Cattedrale e ho richiamato il giovedì santo questo gioiello che la nuova Lodi ha ereditato dall’antica. Nella Santa Messa incontriamo il Crocifisso Risorto, che si fa cibo di vita eterna e bevanda di salvezza. Insieme a Lui diveniamo corpo ecclesiale».

Il vescovo ha inserito in questo contesto un esplicito richiamo all’Expo, che si aprirà a maggio: «La consegna della pasqua è sempre l’Eucaristia, almeno domenicale. Lo è ancor più in questo tempo perché saremo coinvolti in Expo 2015, come chiesa, attorno al tema del “cibo”. A noi spetta di dire che non di solo pane viviamo, benché esso sia da condividere con tutti e di testimoniare il nostro segreto: Dio si è fatto pane e vino. Nel suo corpo e sangue ci è dato il nutrimento celeste, che fa esplodere sulla terra una incontenibile solidarietà. Ma ho reso onore con l’incenso anche alla Santa Croce gloriosa per proclamare che tutto è misericordia. La pasqua ne è la prova più alta. Così guardando il Crocifisso, che dal Legno sacro regna perché ama, gli chiediamo che il prossimo giubileo, dono di Dio e di papa Francesco, sia un lavacro di misericordia e sostenga la voce e la carità della chiesa, davanti al mondo, a difesa dei discepoli di Cristo e di tutti i credenti. Una reale libertà religiosa, a garanzia di tutti i diritti umani, sia a concessa a ciascuno».

«Siano vinti torbidi interessi di parte - ha dichiarato monsignor Malvestiti - e gli innocenti, grazie all’Innocente esaltato dal Padre, siano finalmente liberi e sereni nella loro unica vita. Guardiamo poi al cero pasquale, gioioso segno del Risorto. Ogni uomo e ogni donna possono tornare sempre a sperare e ad amare ricostruendo la vita propria e altrui in quella luce. È il sentiero che percorre la chiesa italiana, cercando in Cristo un nuovo umanesimo per il nostro tempo».

«Una domanda - così il vescovo ha concluso la sua omelia - ci è posta oggi: condivisa la Pasqua, come faremo a non condividere la vita? Speranza contro ogni speranza recheremo, perciò, a ciascuno, specie ai sofferenti, che desidero raggiungere attraverso di voi con l’augurio della chiesa di Lodi. E sarà pace pasquale per tutti. Ma dovremo “entrare” nel silenzio del sepolcro vuoto. Prego intensamente perché si compia il prodigio pasquale di quel vedere per credere ed avere così la vita di Cristo. Sono certo che non me ne vorrete se ora, a nome di tutti, mi rivolgo a bambini e bambine, ragazzi e ragazze, ai giovani e alle giovani della diocesi di Lodi per coinvolgerli nell’annuncio della risurrezione. Arriveremo sempre dopo di voi nelle novità della vita, come accadde a Pietro. Imitate, però, Giovanni che ci ha atteso per entrare insieme nelle sofferenze e nelle gioie dell’umanità, in ogni piega la più recondita dello spirito umano, nelle ansie talora insopportabili dell’esistenza in tutte le sue precarietà. Insieme comprenderemo le Scritture e alla loro luce la vita».

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