«Niente tagli ai servizi nel Lodigiano»

«Con l’accorpamento non verranno tagliati i servizi». Ad assicurarlo il presidente della Provincia di Cremona. Dopo la decisione del Consiglio delle autonomie locali (Cal), che ha sancito il matrimonio tra le due sponde dell’Adda, Massimiliano Salini ha posto le basi per la fusione con il Lodigiano. Uno dei presupposti sarà quello di evitare drastiche riduzioni di uffici. «Ritengo che questa riorganizzazione possa rappresentare un’importante occasione per modificare le prassi amministrative, per rendere la “macchina” pubblica più leggera ed efficiente, nell’ambito di una normativa decisamente fragile - spiega - ma il riordino deve avvenire senza che vengano messi in discussione i vari presidi territoriali che sono presenti nel Lodigiano e Cremonese, in più non ci devono essere ripercussioni per il personale dei due enti».

La Provincia di Cremona ha 458 dipendenti, si estende su una superficie di 1.770 chilometri quadrati, il suo capoluogo ha una popolazione di 72.179 abitanti (dovrebbe diventare il capoluogo della nuova Provincia) e i Comuni del suo territorio sono 115. La Provincia di Lodi ha invece 200 dipendenti, si estende su 782 chilometri quadrati, il capoluogo ha 44.401 abitanti e i Comuni rappresentati sono 61. «L’ipotesi di una collaborazione tra Lodi e Cremona ha sua una solidità politica, basata anche su storia e identità territoriali da cui non si può prescindere - afferma Salini -. All’interno di Cal eravamo aperti ad un’ipotesi più ampia, che tenesse conto di un’unione sia con Lodi che con Mantova. Ma riteniamo che l’unione con Lodi rappresenti una buona soluzione». Ora la sfida da cogliere sarà quella del riassetto delle funzioni, per evitare doppioni. «Per fare questo lavoro vorremmo partire dalle convenzioni che abbiamo siglato tra diversi Comuni - osserva il presidente della Provincia di Cremona - sarà però un processo che dovrà nascere da un confronto. E comunque non si può pensare a una perdita di servizi. Lo stabilisce anche la normativa. Il discorso da affrontare è quello di una riorganizzazione per rendere gli uffici più in grado di dare risposte ai cittadini. Noi pensiamo a una Provincia che sia policentrica, con servizi decentrati. Non ci saranno rischi di esuberi per il personale dell’ente».

Il cammino da compiere è però ancora lungo, perché la nuova mappa lombarda uscita da Cal dovrà ora passare al vaglio della Regione e poi essere esaminata dal Parlamento. I tempi sono quindi destinati a dilatarsi.

Un inciampo potrà essere rappresentato dai ricorsi presentati al Tar del Lazio e alla Corte costituzionale, tanto che potrebbe essere rimesso tutto in discussione. «Sul voto per il ridisegno del territorio lombardo nell’assemblea di Cal mi sono astenuto - conclude Massimiliano Salini - tutte quelle deroghe alla normativa non mi hanno molto soddisfatto. Non ho voluto però schierarmi contro la scelta dell’assemblea, perché l’unione con Lodi era una delle prospettive indicate dal mio territorio».

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