Neonato muore solo e abbandonato

Gara di solidarietà in ospedale per garantirgli una sepoltura

Neonato muore solo e abbandonato in ospedale, per lui scatta la gara di solidarietà. Medici e infermieri gli pagheranno la sepoltura. Lo toglieranno dalla cella frigorifera, nella quale si trova dall’8 di giugno, e lo accompagneranno nel campo comune del cimitero Maggiore.

Non è molto forse rispetto alla vita che avrebbe potuto avere, ma almeno avrà anche lui, come gli altri sfortunati bambini, la sua bara bianca, un cippo con il nome e qualche fiore di fianco. Alexandru è stato adottato dagli operatori dell’ospedale Maggiore, della pediatria, ma anche degli altri reparti, commossi per la breve e drammatica storia del piccolo rom. Morto da solo, lontano dallo sguardo dei suoi genitori.

La mamma si è presentata in reparto il 21 aprile, al sesto mese di gravidanza, dopo aver preso delle pillole, con l’intento di abortire. Dopo il parto e la breve degenza se n’è andata e il bimbo è rimasto in incubatrice, attaccato al respiratore, in dialisi e con la flebo per nutrirsi.

È ritornata solo un paio di volte a trovare il suo bambino. E anche dopo la sua scomparsa, avvisata, non si è presentata. I numeri di telefono lasciati ora non sono più raggiungibili. Secondo gli operatori che hanno seguito la vicenda non si tratta di abbandono, ma di una storia drammatica di emarginazione e disagio che riguarda l’intera famiglia.

Forse il bimbo è figlio di una unione parentale, almeno così sembra dai tratti fisiognomici dei componenti del suo gruppo di appartenenza. Forse la gravidanza era addirittura precedente a quella ipotizzata, ma le condizioni di vita della mamma hanno rallentato la crescita del bambino.

A stabilire qualche dettaglio in più sarà solo l’esito dell’autopsia alla quale è stato sottoposto il neonato. «Si tratta di una storia dai contorni poco chiari fin dall’inizio - racconta il pediatra Giuseppe Carrera -. Durante la degenza del bambino la mamma si è vista 2 o 3 volte soltanto. Quando è deceduto, l’abbiamo chiamata ai numeri che aveva lasciato, il suo era irraggiungibile, a quello attribuito al cugino, invece, ha risposto una parente che è stata avvisata. Fino ad oggi la mamma non si è presentata; abbiamo riprovato a chiamarla diverse volte e così ha fatto anche il comune, ma non siamo più riusciti a contattarla. Un giorno l’avevamo avvisata perché il bambino si era aggravato, si è presentata con due giorni di ritardo. Parlando con la donna però è chiaro che non ci troviamo di fronte a una storia di abbandono volontario di minori, ma ad un caso di disagio famigliare».

Problemi per denunciare all’anagrafe la nascita del bambino non ci sono stati. Essendosi presentata in reparto senza documenti e dichiarando di essere senza fissa dimora, dopo il parto sono arrivate le assistenti sociali. Di fronte a loro la donna, che potrebbe provenire dal campo nomadi di San Giuliano, ha riconosciuto il bambino e l’ha chiamato Alexandru. Quando è morto però non c’era neanche un vestito da mettergli addosso. Subito è scattata la gara di solidarietà. Alcune operatrici del Maggiore sono corse a comprarle un vestitino, poi è partita la colletta tra pediatri, medici e infermiere dell’ospedale per pagargli il funerale.

«Oggi - spiega dalla direzione sanitaria il medico Giorgio Vandoni - il comune ha dato il via libera all’inumazione. Probabilmente sarà sepolto nel campo comune, ma con un cippo per identificarlo. Un episodio così, come quello del piccolo Alessandro, non era mai capitato. Abbiamo dei casi di mamme che non riconoscono i loro bambini alla nascita, ma sono vivi e vengono dati in affido tramite il tribunale dei minori. L’anno scorso ne abbiamo avuti 2 o 3. Questa volta il bambino, purtroppo deceduto, è finito sotto le cure amorevoli di infermiere e pediatri».

«Nella drammaticità della storia - aggiunge Carrera - l’unico elemento positivo è stato questo. Un bel segnale di disponibilità. Anche Alexandru avrà diritto a tutto quello cui hanno diritto i bambini come lui».

È venuto alla luce prematuro lo scorso 21 aprile e l’8 giugno ha chiuso gli occhi, morendo tutto solo, lontano dai suoi genitori, nel reparto di pediatria dell’ospedale di Lodi. Quando si è spento il neonato non aveva neppure uno straccio per poter essere vestito nella camera mortuaria e ora solo grazie alla generosità del personale del Maggiore avrà degna sepoltura

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