Nei primi sette mesi dell’anno in forte aumento gli infortuni sul lavoro nel Lodigiano

I dati degli incidenti e delle malattie professionali denunciati all’Inail: nel 2021 sono stati 1.373, nel 2022 invece 1.824

Andrea Bagatta Sono in forte crescita le denunce di infortunio sul lavoro registrate dall’Inail in tutta Italia, in Lombardia e anche nel Lodigiano nei primi sette mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A Lodi sono cresciute di poco meno di 500, quasi un terzo, mentre a livello nazionale l’aumento è addirittura del +41,1 per cento. In flessione in Italia le denunce di infortuni con esito mortale, ma nel Lodigiano ne sono registrate 2 contro le 0 dell’anno passato. Sono le principali evidenze degli open data sugli infortuni e sulle malattie professionali denunciati all’Inail da gennaio a luglio 2022, pubblicati dall’Istituto in questi giorni.

A Lodi a luglio c’è stato un incremento di +10 denunce di infortunio sul lavoro rispetto allo stesso mese del 2021, 175 contro 165. Il paragone sui primi sette mesi dell’anno è ancora più netto: nel 2021 furono 1.373, nel 2022 sono state 1.824 con un incremento di 451 denunce, pari a +32,84 per cento. La crescita può essere legata a una ripresa più compiuta e forte delle attività produttive nel corso del 2022 a fronte del 2021, e in particolare dei primi mesi dell’anno quando ancora erano fortemente segnati dalla pandemia e dalle restrizioni governative anti-Covid, con un più alto impiego di smart working e di ammortizzatori. In controtendenza nel Lodigiano è il dato sulle patologie di origine professionale denunciate: a livello italiano nei primi sette mesi dell’anno si registra un incremento di +6,8 per cento (per un totale di 36mila malattie professionali denunciate), ma in provincia di Lodi sono state 54 mentre nello stesso periodo del 2021 erano state 61. Analogamente, per il solo mese di luglio, quest’anno sono state 5 a fronte delle 10 denunciate l’anno passato. Il numero di infortuni o di malattie per provincia è determinato dal luogo d’accadimento, e lo stesso Istituto predica prudenza nella lettura complessiva dei dati, in attesa di eventuali segnalazioni in ritardo e di un periodo di tempo più ampio su cui valutare le eventuali variazioni tra anno e anno.

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