Mille lodigiani restano senza pensione

Cornuti e mazziati. Sono almeno mille i lavoratori lodigiani che avevano accettato un percorso di mobilità per poi raggiungere la pensione e che oggi si ritrovano con un pugno di mosche in mano. E con mille preoccupazioni. La riforma del governo Monti, infatti, non solo non li prende in considerazione ma li lascia a metà del guado. Si tratta dei cosiddetti “esodati”, tra loro ci sono gli operai e gli impiegati delle banche, delle poste, delle aziende che hanno sofferto la crisi e dato il via a grosse ristrutturazioni, come l’Akzo Nobel, la Lever, la Schering Plough, la Solbiati, la Pregis e la Poligof, solo per citarne alcune. «Per loro si è spostato il traguardo della pensione - afferma il segretario provinciale della Cgil, Domenico Campagnoli -, anche di 5 o 7 anni, questo significa che per un certo periodo di tempo saranno “scoperti” sia dall’Inps sia dagli altri strumenti. In alcuni casi si può tentare di ridiscutere la questione con l’azienda, ma se l’azienda non c’è più? A questi casi se ne aggiungono altri, dai lavoratori licenziati senza incentivi a coloro che non rientrano nella contrattazione collettiva bensì in quella individuale».

Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di denunciare il problema a livello unitario, attraverso un attivo che si terrà domani mattina dalle 9 alle 12 presso il liceo Verri a Lodi, in via San Francesco. In quell’occasione i sindacati spiegheranno anche dal punto di vista tecnico le novità legislative e incontreranno le persone penalizzate dal provvedimento. L’appuntamento terminerà con un presidio sotto la prefettura, i tre segretari provinciali saranno poi ricevuti dal prefetto Pasquale Gioffrè.

Dal momento che non esistono documenti ufficiali, il numero degli “esodati” è impossibile da definire. Potrebbero essere 20mila in Lombardia e 200mila in tutta Italia, secondo una stima approssimativa. «Anche se fossero solo dieci non dobbiamo dimenticare che dietro alle cifre ci sono delle persone - commenta Mario Uccellini, segretario provinciale della Cisl -. E non si tratta di persone a cui è stato chiesto un sacrificio ma di persone a cui è stata addossata una profonda ingiustizia. Il ministro Fornero ha detto che si provvederà entro il 30 giugno con un decreto, ci auguriamo che sia così perché è una stortura inaccettabile. Non concordiamo le scelte fatte sulle pensioni, ci chiediamo come sia possibile conciliare l’allungamento dell’età pensionabile con l’inserimento lavorativo dei giovani in un contesto di crisi».

Stefano Ruberto, responsabile del patronato Inca, spiega che i contenuti della circolare dell’Inps dedicata alla riforma delle pensioni sono preoccupanti. Soprattutto per le donne e i giovani: per le lavoratrici che avevano ricevuto l’autorizzazione ai contributi volontari prima del ‘92, infatti, è stato innalzato il requisito di contribuzione, mentre per i giovani al lavoro dal gennaio ‘96 non valgono più i contributi volontari versati in passato; senza contare l’impossibilità di riscattare la laurea.

«Speriamo che il governo introduca delle correzioni - dichiara Santo Bolognesi, segretario provinciale della Uil -, decidere senza il consenso può portare a ricadute non previste dalle carte e dagli studi. Queste persone devono infatti pensare a come sopravvivere. Dobbiamo dimostrare all’Europa che siamo bravi, ma sulle spalle di chi?».

Greta Boni

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