Metalli, i prezzi alle stelle colpiscono anche a Graffignana

Preoccupazione alla Senna Inox: «I rincari hanno bloccato gli ordinativi»

Schizza il prezzo del nichel, ieri sospeso alle contrattazioni del London Metal Exchange perché la sua quotazione è raddoppiata in un giorno (dopo aver messo a segno già diversi importanti rialzi consecutivi), sfondando anche i 100mila dollari la tonnellata sui mercati asiatici. L’inatteso aumento della materia prima rischia di mettere ko la metallurgia italiana (ed europea), con le lavorazioni di acciaio inossidabile già in forte decelerazione a causa dei rincari dei mesi scorsi e ora di fronte a un’improvvisa parete verticale da scalare.

Il nichel è componente fondamentale dell’acciaio inossidabile, e la Russia è tra i primi produttori al mondo. Il rischio che sulla materia prima cada l’embargo all’export (da parte dei Paesi occidentali ma anche da parte della stessa Russia, che ha annunciato ieri la preparazione di un elenco di Stati verso cui sarà vietato trasferire materie prime e prodotti finiti) ha fatto impennare le quotazioni, che a cascata nei prossimi giorni e settimane si riverseranno sui prezzi dell’acciaio inox, già in tensione da almeno quattro o cinque mesi. Il rischio è che le commesse, già rallentate molto per il raddoppio del prezzo dell’acciaio inossidabile da ottobre a oggi, spariscano ora del tutto, arrivando persino a bloccare le produzioni.

Lo spiega bene Maurizio Senna, della Senna Inox di Graffignana: «Fino a dicembre abbiamo lavorato su turni continui, sabato compreso, ora sono costretto a mettere i dipendenti che hanno maggiori ferie arretrate a riposo – dice Maurizio Senna -. Il prezzo dell’acciaio era a 3 euro o 3,5 euro al chilogrammo fino a ottobre o novembre. Poi progressivamente si è alzato poco per volta fino a toccare i 7 euro oggi. E i timori sono che questa ascesa ora invece di fermarsi possa accelerare di nuovo con le tensioni sui mercati internazionali innescate dalla guerra». Per 4 o 5 anni il prezzo dell’acciaio era rimasto sostanzialmente stabile e inalterato. «Così i primi aumenti sono stati sopportati, ma poi la corsa non ha avuto più fine e questo si traduce in preventivi impossibili da sostenere per i clienti – continua Maurizio Senna -. A novembre abbiamo prodotto 500 scaffali per un caseificio toscano, ora abbiamo discusso per ulteriori 500 scaffali, ma il preventivo è schizzato di un 60-70 per cento in più, e il cliente ha preferito rinviare. E come lui tanti altri: chi non ha strettamente bisogno, sospende gli ordini. E si consideri che noi lavoriamo soprattutto per aziende alimentari o farmaceutiche, due comparti che non si fermano di certo».

Il problema oggi non è ancora esploso, ma da giugno in poi il rischio è quello della paralisi. «Noi oggi stiamo lavorando con le commesse di ottobre, novembre e dicembre – conclude Maurizio Senna -. Tra qualche settimana però quegli impegni saranno chiusi, e da dicembre a oggi gli ordini sono crollati. Se non ci sarà un’inversione di tendenza immediata, da giugno in poi sentiremo tutto il calo. Forse qualcosa si sta rimettendo in moto perché alcuni clienti hanno rinviato ma non possono farlo all’infinito. Il rischio di fermarsi però esiste».

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