Mense scolastiche, ma quanto costano!

Boom di aumenti nelle mense, dal Lodigiano al Sudmilano, ma c’è anche chi resiste all’adeguamento Istat. In questo inizio di stagione scolastica i genitori devono far fronte ai cambiamenti di menu e, soprattutto, al portafoglio più leggero, non senza protestare. Le commissioni mensa si stanno già dando da fare per controllare la qualità del cibo e verificare le denunce dei bambini, bistecche “crude” e pasta “molliccia”. Nel comune di Lodi a salire di prezzo, rispetto allo scorso anno, è stata la fascia massima, superiore ai 18mila 500 euro, che da 3,87 euro è passata a 4,64 per le scuole materne e da 3,98 a 4,78 per elementari e medie. Le famiglie che hanno un reddito Isee inferiore agli 8mila euro pagano 1,62 euro alle materne e 1,67 alle elementari. A Sant’Angelo, la fascia minima è per le famiglie che hanno un reddito sotto i 5mila 419 euro. I bambini, in questo caso, pagano, 0,75 euro a buono. L’anno scorso, invece, avevano il pasto gratis. Chi paga di più, cioè 3,50 euro (a parte i non residenti che ne pagano 4, a prescindere dal reddito) guadagna oltre 10mila euro all’anno. Anche per questa fascia, l’aumento rispetto allo scorso anno, è stato di 50 centesimi. Il secondo figlio residente paga il 50 per cento della tariffa applicata al primo figlio, mentre dal terzo figlio in poi il pasto è gratis. Gratis il pasto anche per gli alunni diversamente abili accompagnati da assistente ad personam con segnalazione del servizio di neuropsichiatria infantile. In questi giorni il Comune guidato dal sindaco Domenico Crespi sta facendo i conti per valutare quante sono le famiglie che non hanno pagato la mensa lo scorso anno. «Non vogliamo che ci siano i furbetti che non pagano - commenta -. Bisogna stare attenti con il buonismo. Chi si vuole integrare deve mettere mano al portafoglio. È bello integrarsi con i soldi degli altri, lo scriva pure». A Casale, il sindaco Flavio Parmesani ha annunciato che se le famiglie non pagano i piatti dei bambini restano vuoti. Anche a Casale a subire un aumento sono state le famiglie dell’ultima fascia. Queste, da gennaio, pagano 4,22 euro contro i 4.10 del 2011. Chi paga meno sborsa 1,27 euro.

Aumentati e adeguati all’indice Istat anche i prezzi di Melegnano. La tariffa minima è passata da 2,10 euro a 2,18 ed è applicata a chi ha un reddito fino a 6mila 900 euro. Da 15mila a 20mila euro per un buono pasto si versano 5,36 euro, mentre il costo massimo, di 5,47 euro, è fissato per chi guadagna più di 25mila euro. I bambini provenienti da Comuni esterni pagano, invece, 6,04 euro. «Il prossimo gennaio - spiega l’assessore Raffaela Caputo - forse dovremo riadeguare di nuovo i prezzi. Le ditte non riescono a stare nei costi, stiamo facendo una valutazione».Prezzi congelati, invece, quest’anno, si sono registrati a Codogno e San Donato. La fascia massima riguarda le famiglie che hanno un reddito superiore ai 12mila euro. In questo caso il contributo è di 3,91 euro per la scuola dell’infanzia e di 4,01 per medie ed elementari; chi paga meno e ha un reddito tra i 4mila e i 1.500 euro, versa una quota di 1,31 (all’infanzia) e 1,35 euro (a elementari e medie). Sotto i 1500 euro, il pasto è gratis. Nessun aumento nemmeno a San Donato. Il comune guidato dal sindaco Andrea Checchi è quello con il ventaglio di possibilità più articolato. Le tariffe vengono stabilite sulla base di 15 fasce differenti. La fascia massima è per chi ha un reddito superiore ai 25mila euro. Per questi ultimi la mensa costa 6 euro. I non residenti ne pagano 7, mentre fino a 5mila euro la tariffa è di 1 euro e 60 centesimi e fino a 6mila di 1,94. «Con questa decisione di non aumentare i costi delle mense – spiega l’assessore all’istruzione di San Donato Chiara Papetti – proseguiamo nella nostra azione di revisione al ribasso della pressione tariffaria già intrapresa con la riduzione di Imu e Irpef. Confermiamo così l’attenzione alle famiglie e alle fasce più deboli. Seguirà un processo di rivalutazione dei costi e della gestione dei servizi in previsione di una possibile riduzione dei carichi tariffari sugli utenti».

Cristina Vercellone

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