Giocare “d’anticipo”, per garantire a chi arriverà un’accoglienza adeguata. Quando ancora non si sa, con metà dei 39 posti previsti ancora da trovare e con “l’opzione alberghi” aperta, ma una cosa è certa: la prefettura di Lodi si sta già preparando ad assorbire da par suo alla possibile “seconda ondata” di profughi dalle sponde del Mediterraneo, 39 nuovi rifugiati che andrebbero ad aggiungersi ai 79 già accolti e ospitati per tempo dalla fine della scorsa primavera.
L’impegno e le linee d’azione sono state ribadite lunedì nel primo tavolo di coordinamento provinciale presieduto da Matteo Piantedosi, il prefetto subentrato da pochi giorni a Peg Strano Materia. E secondo Sergio Pomponio, vicario del prefetto, la filosofia resterà quella già avviata negli ultimi mesi: «Cercare di distribuire gli immigrati nel modo più equilibrato, coinvolgendo il più possibile gli enti e le realtà locali», premette Pomponio citando gli ingressi al tavolo più recenti, quali Cornovecchio e Graffignana. Il punto di partenza restano i 79 rifugiati attualmente dislocati tra Lodi Vecchio (ben 39), Lodi (7), Boffalora (7), Crespiatica (6), Tavazzano (6), Cavenago (5), Maccastorna (4), Cornovecchio (3) e Graffignana (2); nigeriani, soprattutto, ma anche maliani, ghanesi e cittadini della Costa d’Avorio, con poca incidenza dei maghrebini.
Ma se cinque di questi profughi stanno aspettando una risposta dalle autorità sulla loro richiesta di rimpatrio, ipotesi che potrebbe alleggerire l’impegno attualmente sostenuto, l’obbiettivo è già rivolto all’autunno, quando in Italia e nelle sue regioni potrebbero arrivare altri 10mila rifugiati. «L’ottica è di essere pronti ad accogliere 39 nuove persone, anche se non credo sia imminente - prosegue Pomponio -. Bisognerà vedere i tempi e i numeri reali: la progressione può durare mesi ed è legata anche al numero di chi riparte, anche se una “quota” tende a svuotarsi meno di quanto si riempie. Comunque abbiamo già cominciato a organizzarci: una quindicina di posti sarebbero disponibili già adesso».
Il riferimento del vicario è ai 5-6 posti promessi dal capoluogo all’ex macello e alla capacità di alcune cooperative, come a Graffignana e Boffalora, di aumentare il loro impegno. Ma gli altri? «Alcuni comuni stanno facendo una ricognizione, come Corte Palasio e San Martino in Strada. Vorremmo anche alleggerire il Laus Residence di Lodi Vecchio e cercare strutture più piccole, per garantire un’accoglienza migliore. Per una quindicina di profughi l’ipotesi sarebbero invece altre soluzioni, come le strutture alberghiere: e comunque, per almeno due mesi, saremmo a posto già ora».
Seppur slegata dall’accoglienza “di terzo livello” che il Lodigiano sta già attuando, infine, in prefettura si sta monitorando anche la questione di Villa Redentore, la struttura di Borghetto che il comune di Sant’Angelo vorrebbe destinare a centro di accoglienza residenziale (fino a 45 giorni per il riconoscimento, dai 50 ai 300 posti di capienza, ndr) sul modello di quelli oggi presenti nel Meridione. «È interessante e sarà valutata nelle sedi opportune, Ministero compreso, ma occorre verificarne la fattibilità economica - chiosa Pomponio -. La struttura necessità infatti di diversi interventi, dai solai agli infissi passando per i bagni, che costano molto e richiedono del tempo. Nel caso, i comuni interessati e quelli vicini sarebbero coinvolti in anticipo». E senza entrare nelle questioni politiche che già stanno scaldando il clima sulla questione.
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