Maxi concorso truccato per gli infermieri all’ospedale di Lodi: arrivano le assoluzioni

Una ventina di aspiranti tra i 1500 candidati conoscevano già i test

Si conclude con due assoluzioni il lungo processo in tribunale a Lodi per il maxi concorso per infermieri dell’agosto del 2015 bandito dall’Azienda ospedaliera di Lodi, risultato truccato perché una ventina dei 1.450 candidati avevano ricevuto in anticipo un foglio con domande e risposte del test di pre selezione. Il concorso, dopo l’apertura dell’inchiesta penale e l’acquisizione di documenti e computer da parte dei carabinieri, era stato annullato. Sono stati assolti per non aver commesso il fatto Bianca Gritta, che era presidente della commissione, e Riccardo Castellazzi, che era uno dei componenti. C’era un altro indagato, C.F., il terzo membro della commissione, che dopo aver fatto dichiarazioni ammissorie, era stata invece condannata a 5 mesi e 10 giorni di reclusione, pena sospesa. dal gup.

I due imputati, in aula dal 2019, erano accusati di “concorso morale” nella rivelazione di segreti d’ufficio, oltre che di falso in atti pubblico nei verbali d’esame. Reato quest’ultimo che il gup aveva già dichiarato impossibile perché quegli atti erano privi di firma e quindi non validi. Secondo i difensori dei due imputati a processo, Adele Burinato e Marzia Tummolo, oltre all’aspetto formale la questione dei verbali non sarebbe stata neppure da porsi come accusa, perché sarebbero sempre rimasti nelle mani del segretario della commissione.

A segnalare agli inquirenti che prima della preselezione erano già circolate domande e risposte sarebbe stata un’infermiera che, pur avendo superato le preselezioni, non era stata poi ammessa in graduatoria all’esito delle prove successive, per i quali invece non risulta fossero circolate anticipazioni. In una decina di udienze, dai numerosi testimoni non sono emersi elementi a carico dei due imputati, al punto che il presidente del collegio penale Angelo Gin Tibaldi ha optato per due assoluzioni con formula piena, e non con quella dubitativa richiesta dal pm.

L’ipotesi investigativa riguardo al “movente” era che qualcuno all’interno dell'Azienda ospedaliera avesse voluto favorire infermieri che già lavoravano per l’Ao, ma con partita Iva, spianando loro la strada verso il posto da dipendenti, per ridurre il rischio che dovessero cedere il posto a qualcuno dei quasi 1.500 aspiranti esterni magari più bravi di loro nei quiz. Una forzatura in palese contrasto con l’obbligo di imparzialità del settore pubblico.

«Questa sentenza è stata una liberazione - il commento a caldo dell’avvocato Burinato - per persone che hanno visto messo sotto accusa la loro correttezza professionale». «Abbiamo difeso due persone perbene - aggiunge l’avvocato Tummolo - tra l’altro colpite da accuse di reati contro la pubblica amministrazione, la cui pendenza pesa molto per chi continua a lavorare nel settore». Nonostante i quasi 8 anni passati dal concorso, non è ancora maturata la prescrizione, che non era però l’obiettivo degli imputati.

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