MASSALENGO Delitto Novati: «Non sono stato io» È giallo a quattro mesi dall’omicidio

L’agricoltore di Lodi in cella non cambia la sua versione versione, la Procura attende i Ris

Anche dopo quattro mesi passati in carcere, l’agricoltore 61enne di Lodi indiziato di aver ucciso a coltellate nell’aia della sua cascina alle porte di Lodi il commercialista Antonio Novati di Melegnano non ha cambiato la sua linea di difesa: «Non sono stato io».

Il corpo del professionista 75 anni, che era delegato dal tribunale di Lodi alla vendita all’asta dell’ampia porzione della cascina Passerina che apparteneva a Francesco Vailati, il presunto omicida, era stato ritrovato da un passante nel pomeriggio del 20 aprile scorso lungo una strada sterrata che collega la località Tripoli, l’alzaia della Muzza e l’abitato di Massalengo. Il professionista, insanguinato, giaceva sul sedile posteriore del suv di famiglia. Con il quale, avevano ben presto ricostruito i carabinieri coordinati dal Procuratore Maurizio Romanelli e dal pm Alfonso Serritiello, a inizio pomeriggio aveva fatto visita a Vailati per notificargli lo sloggio dalla cascina, in cui era nato e cresciuto. Millesettecento metri quadri di edifici, in parte in pessime condizioni ma ancora testimoni della tipica architettura della corte lombarda, e 15mila metri quadri di campi, in fregio alla strada provinciale 23, che il consulente tecnico della procedura d’asta aveva stimato 659.992 euro il 10 gennaio del 2019, quando era partita l’asta ma che poi, di ribasso in ribasso – con i tempi duri del Covid di mezzo – erano stati acquistati all’inizio di quest’anno per una cifra vicina a 150mila euro da una coppia di romeni già attivi nell’edilizia nel Pavese. Questo dicono le carte. L’asta era scattata perché una banca chiedeva a Vailati di onorare un mutuo che aveva contratto anni prima, quando aveva avviato la ristrutturazione della cascina e si era comperato anche una Jaguar, e ora quanto ricavato non basta neppure per liberarlo dal debito, oltre a lasciarlo senza abitazione.

Per gli investigatori l’agricoltore ha perso il controllo e ha ucciso il professionista che gli portava via tutto a basso prezzo. Ma Vailati, portato in cella 48 ore dopo l’omicidio, resta fermo nell’ultima delle sue tre versioni alternative, che sono costate anche l’iscrizione sul registro degli indagati di un sudamericano che lavorava nella cascina e che comunque, si ritiene, dopo aver assistito all’omicidio era scappato spaventato senza dare l’allarme.

Novati sarebbe stato accoltellato all’addome e alla schiena sull’aia, dove è stato repertato sangue umano assieme a quello di una gallina. Quindi, caricato sul suv sul quale era arrivato, portato fin oltre la frazione Tripoli, dove l’auto si è dovuta fermare per la presenza di una sbarra sulla strada. Vailati, come indica anche il filmato di una telecamera, sarebbe quindi tornato a casa sua alla Passerina, facendosi anche dare un passaggio da un conoscente. E avrebbe fatto grandi pulizie, con la candeggina.

Il coltello del delitto, i documenti che portava con sé il commercialista e persino il suo telefonino non si trovano ancora. L’avvocato difensore Gianfilippo Schiaffino attende le conclusioni della Procura, che a sua volta deve ancora ricevere dal Ris di Parma gli esiti delle complesse analisi richieste, sulle tracce di sangue e non solo.

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