Mamma carica il passeggino sul treno e lascia la piccola Fatima sui binari

La mamma sale sul treno con il bambino piccolo e il passeggino, si volta per riprendere l’altra figlia, ma le portiere si chiudono improvvisamente e la piccola Fatima rimane sola sul marciapiede, per la disperazione della madre. Per sua fortuna, però, sulla banchina, in attesa del proprio treno, c’è Carlo Venosta, 64 anni, di Casale, che la prende in braccio e la accompagna alla Polfer. La bambina è stata successivamente riconsegnata al papà.

È successo tutto giovedì nel primo pomeriggio, attorno alle 14:30, ed è successo tutto molto velocemente.

Carlo Venosta aveva appena consegnato una vettura storica a un cliente di Lodi e stava per fare ritorno a Casale in treno. Era sulla banchina quando è arrivato il regionale 2170. Lì ha assistito alla scena in diretta. La mamma è salita sul treno un po’ impacciata, con in braccio un bambino piccolo e spingendo il passeggino. Fatima, 2 anni, del Mali, le era dietro, ferma sulla banchina ad aspettare che la mamma si girasse per darle la mano o le facesse un cenno di salire. Ma proprio mentre la donna si stava voltando, le portiere del treno si sono chiuse improvvisamente. «La donna ha cominciato a urlare e a battere i pugni contro il vetro della porta, mentre la piccola, dopo un secondo, ha cominciato a piangere – racconta Carlo Venosta –. Allora non ho perso tempo. Ho preso in braccio la bambina, mi sono avvicinato alla porta e ho cominciato a urlare e a battere anch’io un pugno sui vetri, guardandomi attorno per cercare un pulsante di apertura o un addetto del treno. Siamo rimasti così qualche secondo, la mamma disperata e io urlante, devo dire nella quasi totale indifferenza degli altri passeggeri, che osservavano tra l’incuriosito e l’annoiato la scena, senza che alcuno abbia fatto alcunché per aiutare la donna».

Il treno a quel punto è partito, lasciando Carlo Venosta con la piccola Fatima in braccio, perlomeno tranquilla. «Cercavo di consolarla ed effettivamente, dopo i primi attimi concitati, si è tranquillizzata – prosegue Carlo Venosta –. Non so se mi capisse o meno, non ha detto una parola. Mi guardava con due occhioni fiduciosi, ma anch’io non sapevo bene che fare. Una signora di fianco mi ha detto che avrebbe chiamato il 113, ma io le ho indicato il gabbiotto della Polfer, dalla quale, probabilmente richiamati dal clamore, gli agenti osservavano la situazione e mi facevano cenno di andare verso di loro. Così ho fatto il sottopassaggio con in braccio la piccola e sono arrivato alla sala della polizia ferroviaria. Qui mi hanno detto di lasciarla, che ci avrebbero pensato loro. L’ho lasciata e sono corso a cercare di prendere il mio treno. Più tardi ho saputo che per fortuna era andato tutto bene».

La Polfer, infatti, accoglieva e accudiva la bambina, cercando intanto di contattare la mamma. La donna è stata poi intercettata a Codogno, dove è stata rassicurata sulle condizioni della piccola, poco dopo riconsegnata nelle braccia del papà, arrivato in stazione a prelevarla.n

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