MALEO «Ho visto la macchina volare via,
non si può morire in questo modo»

Il racconto shock di un motociclista che era al passaggio a livello durante il tragico incidente di sabato mattina

Laura Gozzini

«Nel momento in cui mi sono fermato e ho messo giù i piedi dalla moto, dall’altra parte ho visto la macchina che proseguiva la sua corsa e appena ha messo il muso sui binari è passato il treno che l’ha travolta». Mario Crotti, malerino ed ex presidente di Confartigianato Lodi, sabato mattina era al passaggio a livello quando ha visto succedere l’irreparabile. Oltre a lui c’era un altro malerino, in auto, «l’ho superato e mi sono fermato tra la sua macchina e la sbarra – spiega -. Come ho detto ai carabinieri e alla Polfer che hanno messo tutto a verbale, non ho fatto caso se la sbarra dall’altra parte era su o giù, ma l’automobilista ha dichiarato che erano giù entrambe e poi quella interessata dall’incidente si è alzata poco prima che arrivasse il treno e passasse la ragazza».

Le due testimonianze sono cruciali per ricostruire come sono andate realmente le cose, alla luce dei rilievi di Rfi che certificherebbero che le sbarre hanno funzionato a dovere. E non si spiega come siano rimaste integre. «Se la sbarra fosse stata giù, la Citroen l’avrebbe urtata, invece non era né rotta né staccata – osserva Crotti -. La macchina era sulla sua carreggiata e mi ha dato l’impressione che stesse andando normalmente, come tutti noi se la sbarra è alzata. La ragazza non ha accelerato». E in un attimo è stata spazzata via dal regionale in arrivo alla sua destra. «È stato un “nanosecondo”, il tempo di levare il casco, ho sentito la botta e ho visto la macchina volare via – ricostruisce il malerino, che ha ancora davanti il volto della 34enne quando le si è avvicinato per soccorrerla -. Sembrava priva di vita, poi è arrivato qualcuno e ha detto che respirava ancora, i soccorritori hanno provato a rianimarla ma non c’è stato niente da fare. È una morte, senza colpa, che poteva capitare a chiunque. Sarò passato di lì qualche migliaio di volte, perché Maleo-Codogno la facciamo sempre. Non si può morire così a 34 anni, con tutte le tecnologie che ci sono oggi certe cose non dovrebbero succedere».

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