Mafia, blitz nel Lodigiano e nel Sudmilano

(ore 14) Stanno continuando ancora le perquisizioni nei comuni di Lodi, Peschiera Borromeo, Tribiano, San Donato Milanese e altri centri della Regione per smantellare un’organizzazione mafiosa lombarda emanazione di Cosa Nostra. Una «mafia imprenditoriale», come viene definita dagli investigatori, che tramite società, soprattutto cooperative, accumulava fondi neri per prestare sostegno logistico ed economico a latitanti e famiglie di mafiosi in carcere. Il sistema era radicato in tutto il territorio lombardo almeno dal 2007 e si avvaleva di commercialisti, funzionari di banca e imprenditori compiacenti tuttora oggetto di indagini. Le cooperative accumulavano fondi neri grazie all’emissione di fatture false e allo sfruttamento di manodopera clandestina, impiegata in condizioni «animalesche», come emerge dalle intercettazioni di uno degli imprenditori coinvolti. Sono stati sequestrati beni per 3 milioni, mentre il giro di fatturazioni false individuate finora ammonta a 650 mila euro.

(ore 13) Imprenditori lombardi vittime di intimidazioni, arrestati che procacciavano voti per politici, estorsioni, ma soprattutto un’alleanza «strategica» tra mafia calabrese e siciliana per «perseguire comuni interessi economici». Sono alcuni degli aspetti che emergono nell’inchiesta sull’organizzazione mafiosa che questa mattina ha portato a otto arresti e a numerose perquisizioni, anche nel Lodigiano e nel Sudmilano. «Proprio perché espressione sul territorio milanese di Cosa Nostra, era alle cooperative del gruppo che nel 2003 si era appoggiata la ‘ndrangheta del gruppo Morabito per poter ulteriormente penetrare nel tessuto economico milanese con le proprie cooperative» si legge nell’ordinanza di 558 pagine firmata dal gip Stefania Donadeo.

(ore 11) Un’organizzazione mafiosa lombarda ritenuta emanazione diretta di «cosa nostra» siciliana è al centro di un’operazione della squadra mobile di Milano, che da questa mattina sta eseguendo numerose perquisizioni, alcune delle quali nel Lodigiano e nel Sudmilano. Nel mirino società cooperative attive nella logistica e nei servizi. Otto le persone finite in manette, tra di loro la figlia e il genero di Vittorio Mangano, lo “stalliere di Arcore” condannato per omicidio e considerato collegato alla mafia siciliana.

L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano ha evidenziato un cospicuo flusso di denaro che serviva per mantenere latitanti, ma che veniva anche investito in nuove attività imprenditoriali, infiltrando ulteriormente, quindi, l’economia lombarda. Le accuse vanno da associazione mafiosa, estorsione, false fatturazioni, favoreggiamento, impiego di manodopera clandestina.

Tramite numerose cooperative venivano accumulati fondi neri per prestare sostegno logistico ed economico a latitanti e famiglie di mafiosi in carcere. Sequestrati beni per 3 milioni di euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA