Lorenzo Maggi: «Sì alla fondazione»

Il progetto di fondazione sta generando un mare di proteste. Perché Forza Italia è a favore?

«Storicamente Forza Italia è a favore della gestione di strutture di questo tipo tramite lo strumento della fondazione. Un’opzione che era prevista dalla legge regionale già 10 anni fa, quando si pose la scelta tra Azienda servizi alla persona e fondazione di diritto privato. Forza Italia non ha cambiato idea, e nemmeno io. Sono altri che sono dovuti scendere a patti con la realtà. Come le forze di sinistra: rappresentate da Uggetti e Cesani. Sono tutti esponenti politici, che quando avrebbero potuto scegliere la fondazione per Santa Chiara la definirono il peggiore dei mali. Mentre oggi tutta la sinistra ha cambiato idea. Ha deciso per la privatizzazione, perché è di questo che stiamo parlando. Si passa da strumenti giuridici di diritti pubblico ad un diritto privato».

Ma non eravate all’opposizione? Come mai una forza di centrodestra sostiene il piano della giunta Uggetti?

«Perché Forza Italia ragiona come forza di centrodestra, non come una forza di opposizione aprioristica. La scelta di Simone Uggetti è infatti tipica del centrodestra. Per noi quindi sarebbe paradossale non sostenere questo progetto. Le strutture ex Ipab, cioè case di riposo, in Lombardia sono gestite per la gran parte sotto forma di fondazione. Che è di per sé la scelta migliorare. Così noi ci comportiamo da forza responsabile: sosteniamo un piano della maggioranza, mettendo davanti il bene comune. Sono certo che, a parti invertite, il centrosinistra, avrebbe fatto prevalere ragioni di consenso particolare».

I lavoratori sono però sul piede di guerra. Per loro così si mette a rischio il futuro dei dipendenti. Sbagliano?

«Capisco la preoccupazione dei lavoratori. Credo però che sia stata veicolata un’informazione di carattere allarmistico. Sono stati prospettati tagli che non sono in alcun modo in vista. È previsto un contratto di lavoro, che è identico a quello in vigore per gli enti locali. Ciò che cambia per i dipendenti è la perdita di status di lavoratore pubblico, che ha dei pro e dei contro. Voglio però ricordare che nell’ipotesi dell’Azienda servizi alla persona unica, che poteva comprendere anche Casale, non era esclusa la mobilità dei dipendenti da Lodi verso altre strutture».

Contro questo piano si sono schierate anche tutte le forze sindacali, che hanno annunciato mobilitazioni? Ascolterete le loro richieste?

«A me risulta difficile riuscire ad interloquire con le forze sindacali. Ho notato una cosa curiosa. Buona parte, se non tutto il comunicato stampa delle sigle Confsal, Cisl e Uil, che è stato consegnato a Colizzi e letto in aula è identico a quello del coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia. Non si capisce quindi chi abbia copiato chi. Quello è un comunicato sindacale o un comunicato politico? Stupisce poi l’attuale posizione di Fratelli d’Italia, quando il loro ex candidato sindaco alle comunali Andrea Dardi si era speso a favore del progetto della fondazione in campagna elettorale. Questo cambio è determinato probabilmente da motivi propagandistici. Per quanto riguarda invece i rapporti con i sindacati, sto pensando di querelare l’esponente della rsu Luciano Bellocchio, che mi ha offeso sul social network Facebook. Mi risulta difficile quindi interloquire con rappresentanti di questo tipo».

La Lega nord accusa il Comune di Lodi di voler la fondazione solo per fare “spartizione di poltrone”. Come giudica questa presa di posizione?

«Questo è il tipico caso per mettere in pratica lo slogan leghista “padroni in casa nostra”. Ricordo che rimanere per Santa Chiara Azienda servizi alla persona comporta la nomina di un direttore da parte della Regione, che diventerebbe rappresentante giuridico dell’ente e non sarebbe necessariamente del territorio. La governance della fondazione prevede invece persone nominate dal Comune di Lodi e questo non c’entra nulla con la spartizione. Semmai vorrei sottolineare che la casa di riposo è una struttura di eccellenza, grazie al lavoro dei dipendenti e dei presidenti che si sono susseguiti negli anni. Una posizione evidenziata anche da un comitato composto da diversi esponenti».

Con questo clima da muro contro muro, il progetto non rischia di arrivare in Regione indebolito?

«La Regione di fatto esprime un parere neutro. L’opzione di fondazione è infatti prevista dalla legge regionale. Salvo tentativi di mettere il bastone tra le ruote, non ci dovrebbero essere sorprese. Il Pirellone non ha proprio funzioni notarili, ma ci andiamo vicini. Infine una considerazione: in tutto questo dibattito rimane un silenzio assordante, che è quello dell’uomo designato dal Pd come presidente, Gianmaria Mondani, ruolo che emerge dalle cronache di stampa. Dopo due sedute di consiglio non ha ancora fatto sapere come la pensa sul progetto. Questo silenzio fa venire il dubbio che la prospettiva derivi da accordi (questi sì) di carattere spartitorio, ai tempi della giunta».

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