«Lodigiano, una terra per vecchi»

La fotografia agli Stati generali

Sempre più nonni da accudire e che hanno bisogno d’assistenza sanitaria. Il Lodigiano sta diventando un “paese per vecchi”, dove il tasso di natalità langue e a trascinare l’aumento di popolazione è il saldo migratorio. È la fotografia che emerge dalle indagini demografiche sul territorio, che sono state presentate nel corso dell’ultimo incontro degli “Stati generali”, l’originale laboratorio sul futuro della nostra provincia. Il seminario, organizzato venerdì sera a San Domenico (promosso dal Cittadino e dal Laboratorio d’impegno civile, rappresentato da Giuseppe Migliorini), è stato aperto dall’intervento di Sergio Rancati, presidente del Consorzio servizio alla persona, che ha cominciato con il fornire alcuni numeri sui residenti che hanno ormai raggiunto l’età della saggezza.

Il dato relativo al 2010 indica che «sono oltre 19mila coloro che superano i 75 anni - informa Rancati - quindi una quota che si aggira sull’8,7 per cento circa del totale degli abitanti del Lodigiano. Altro elemento che deve far riflettere è poi l’indice di vecchiaia, quindi quanto incide il totale degli anziani sul complesso dei giovani residenti (da 0 ai 14 anni). Siamo a 133,7 e ciò significa che per ogni 100 residenti che hanno un’età fino a 14 anni ci sono 133 anziani. Un altro elemento da considerare è quello delle spese sanitarie: su più di 20mila anziani oltre i 74 anni stimati dall’Asl, la spesa dell’Azienda sanitaria di Lodi nel 2010 è stata di 84 milioni di euro. E a questa ingente somma vanno aggiunte le risorse dei servizi sociali dei comuni e del Consorzio servizi alla persona. Il totale supera i 100 milioni di euro per l’assistenza. Un quadro che, visto il tasso d’invecchiamento della popolazione, desta alcune preoccupazioni».

Una situazione, quella del Lodigiano, che non è molto dissimile da altre province del Belpaese. A chiarire in modo puntuale le dinamiche dei flussi in Italia, è stato l’illustre demografo Gian Carlo Blangiardo (docente ordinario all’università di Milano Bicocca): «Già qualche anno fa si è registrato il sorpasso dei nonni sui nipoti e ciò vuole dire che ci sono più 65enni che 19enni. E questo dipende da un aumento della speranza di vita e da un tasso di natalità che non assicura un ricambio generazionale. Per esserci un ricambio è infatti necessario che ogni donna generi due o più figli. E oggi siamo a 1,4 per donna in Italia. E per invertire la tendenza, i dati dimostrano che non ci si può affidare solo all’arrivo di migranti, che fanno di certo più figli degli italiani, ma con il tempo i trend attestano che anche loro si adattano ai nostri costumi e procreano di meno».

Di fronte a questa realtà e secondo alcune proiezioni, l’allarme per il futuro è quello della spesa sanitaria, che così è destinata ad esplodere.

Cosa fare allora? Per Pietro Boffi del Centro internazionale studi sulla famiglia, «in tutti questi anni lo Stato ha ignorato le coppie di genitori, l’ha considerato un fatto del tutto privatistico. E ha compiuto un clamoroso errore». «La famiglia è infatti un capitale sociale primario - spiega - su cui costruire la società e va sostenuta con interventi di sostegno, dal punto di vista fiscale e ad esempio mettendo a disposizione delle case per giovani coppie».

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