LODI Va al funerale della mamma in Africa, quando torna viene licenziata

La disavventura di una dipendente di una ditta di Mulazzano, la Filcams Cgil ha impugnato il licenziamento: «Alla fine, però, colpisce soprattutto questa mancanza di comprensione umana di fronte alla morte di un genitore»

Muore la mamma, torna per un mese nel suo paese d’origine, il Benin, per i funerale e il disbrigo di tutte le pratiche connesse, ma al suo ritorno trova ad aspettarla la lettera di licenziamento. È la disavventura toccata a una donna classe 1969 residente a Lodi, dipendente di una ditta di pulizie con sede a Mulazzano. La Filcams Cgil ha impugnato il licenziamento.

A fine dicembre la donna ha ricevuto la notizia della morte della mamma nel suo Paese d’origine, e così ha chiesto alla propria azienda, Clean Service di Mulazzano, di poter usufruire a febbraio di ferie e permessi per un mese di tempo, per poter far ritorno in Benin, partecipare al funerale post-datato rispetto alla morte e sbrigare tutte le incombenze burocratiche correlate al lutto. Poiché assunta da pochi mesi, però, il monte ferie e permessi non le avrebbe consentito di raggiungere il periodo di un mese richiesto, e l’azienda si limita a ribadire di poter concedere 3 giorni retribuiti e 2 non retribuiti di permesso, come da contratto nazionale.

«A quel punto, il 3 febbraio abbiamo inviato, in accordo con la dipendente, una pec all’impresa con la richiesta di un mese di aspettativa non retribuita a partire dall’8 febbraio, giorno in cui la donna aveva trovato posto in aereo – spiega Daniele Gariboldi della Filcams Cgil -. L’azienda ha risposto il giorno 8, ribadendo che la dipendente, nel frattempo già in volo per il Benin, aveva diritto da contratto a 3 giorni più 2 ma che, in via del tutto eccezionale, le sarebbero stati accordati ulteriori 5 giorni di aspettativa non retribuita. Il problema è che la donna era ormai in Africa, con volo di ritorno fissato dopo 30 giorni». Quando ha fatto rientro in Italia l’11 marzo, la donna ha trovato ad aspettarla una lettera di contestazione per assenza ingiustificata datata al 22 febbraio, e quindi la lettera di licenziamento del 7 marzo.

«Dal punto di vista procedurale, l’azienda ha proseguito nel licenziamento senza attendere le controdeduzioni della dipendente, peraltro contestandole l’assenza dall’8 febbraio quando invece le spettavano comunque per contratto almeno 5 giorni, che per giunta l‘azienda aveva comunicato di portare a 10 – spiega Gariboldi della Filcams -. Non discutiamo la facoltà dell’azienda di concedere o meno giorni in più di aspettativa, era nel suo diritto non darli, anche se non avrebbero comportato esborsi per l’azienda e anche se è chiaro a tutti che gestire un lutto e le incombenze burocratiche in Benin possa richiedere più di qualche giorno. Alla fine, però, colpisce soprattutto questa mancanza di comprensione umana di fronte alla morte di un genitore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA