LODI Una maestra chiede un risarcimento per mobbing: il tribunale dà ragione alla scuola

Il caso Il giudice ha respinto la richiesta di danni presentata da una docente delle elementari

Una docente della primaria chiede 90mila euro di risarcimento per mobbing, ma il tribunale di Lodi dice no. La notizia è stata pubblicata da «Orizzontescuola.it». La docente aveva chiesto il risarcimento per le condotte ritenute vessatorie da parte dei dirigenti scolastici.

«I fatti contestati - riporta la rivista online - risalgono al marzo 2019, quando la docente fu sottoposta a procedimento disciplinare per non aver partecipato a una riunione di interclasse». Il procedimento poi venne archiviato dopo 40 giorni e si concluse con un nulla di fatto, senza sanzioni. La docente, poi, venne trasferita da un plesso all’altro dell’istituto per svolgere attività alternativa all’insegnamento della religione cattolica. La docente interpretò questa decisione come una ritorsione nei suoi confronti. Fece una richiesta di accesso agli atti, inizialmente sembrava che l’operazione le costasse 700 euro, poi l’amministrazione scolastica riconobbe che si trattava di una procedura gratuita. Durante questo periodo l’insegnante testimoniò un peggioramento delle sue condizioni di salute, «un disturbo dell’adattamento cronico con danno biologico del 15 per cento». Il tribunale, invece, ha escluso qualsiasi legame tra la condotta amministrativa e i danni riferiti dalla docente. Per il giudice non c’è stato mobbing, tanto che il procedimento disciplinare venne archiviato. Anche la nota che la dirigente lasciò al suo successore non è stata ritenuta denigratoria. L’elemento principale che ha portato il tribunale a respingere la richiesta della donna è stata la mancanza di sistematicità sulle condotte giudicate vessatorie. Tra marzo 2019 e settembre 2021 la docente ha lavorato poco, a causa dei giorni di malattia. Questo ha reso difficile propendere per un ambiente di lavoro ostile. Anche se il giudice ha rigettato il ricorso, a causa dei ritardi dell’amministrazione, nel consentire alla docente l’accesso agli atti, ha disposto la compensazione integrale delle spese di lite tra le parti. «Né noi, né la Cgil - commenta per la Cisl la segretaria generale Ust Cisl Pavia - Lodi Elena Maga - facciamo ricorsi con questo profilo. Il mobbing, infatti, è difficile da dimostrare. Leggendo la sentenza è difficile capire esattamente cosa sia successo nello specifico. Se il procedimento disciplinare poi si è chiuso con l’archiviazione è perché hanno accettato le sue motivazioni. Bisogna poi capire se ci sono altri elementi e quali siano, ma in questi casi bisogna sempre essere cauti. Alla Maugeri, a Pavia, ci sono dei medici che studiano le vessazioni subite e le conseguenze. Gli spostamenti di plesso sono la norma se la preside ha necessità di coprire dei posti nell’ambito del comprensivo, poi non sappiamo quale sia stata la motivazione. Se le ragioni sono quelle che si leggono mi sembra che la richiesta di 90mila euro sia elevata. Per determinare il mobbing non basta un singolo fatto, servono condotte sistematiche. Ripeto, noi in genere siamo molto prudenti nell’indurre i lavoratori a fare cause di mobbing che poi possono ritorcersi contro di loro».

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